Fmi, la rivolta dei Bric mette in pericolo presidenza europea

Rischia di complicarsi la partita della successione a Dominique Strauss-Kahn alla guida del Fondo Monetario Internazionale. Arrestato un paio di settimane fa per un presunto stupro ai danni di una giovane cameriera, la Francia ha immediatamente presentato la candidatura del suo Ministro delle Finanze, Christine Lagarde, ottenendo l’immediato appoggio dell’Italia e poi di Gran Bretagna e Germania.

Malgrado i tedeschi avrebbero voluto barattare tale carica con altre poltrone di prestigio a livello europeo e internazionale, il governo di Berlino ha subito capito che la questione stava per sfuggire di mano all’Europa, dando appoggio alla Lagarde.

Il problema è questo: in virtù di un accordo non scritto tra USA ed Europa, il direttore generale dell’Fmi è sempre stato un europeo, ragione per cui, dopo Strauss-Kahn, si pretende che sia un altro europeo a sedere sulla più ambita poltrona finanziaria di Washington.

Tuttavia, stavolta, ci sarebbero altri attori, che aspirano a fare da protagonisti e non più da semplici comparse sullo scenario internazionale, ossia i cosiddetti stati Bric: Brasile, Russia, India e Cina. Questi hanno chiesto formalmente al board, che dovrà eleggere il nuovo dg, formato da 24 membri, di non rinnovare la carica in favore di un altro europeo.

In teoria, l’accordo tra gli stati europei e gli USA, oltre a qualche altro rappresentante occidentale, assicurerebbe la poltrona a un uomo europeo, ma la Svizzera, ad esempio, ha fatto sapere che non appoggerà Lagarde a prescindere, così come la stessa Russia, pur essendosi dichiarata molto soddisfatta della candidatura di Lagarde, ha fatto sapere di prendere in considerazione ipotesi alternative. L’Europa non è più così tanto sicura di farcela!

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