Si discute ancora una volta di banche. Ancora una volta si parla di una nuova Basilea, ma questa volta la sensazione è che si vada verso un ammordimento delle regole più rigide, previste dalla cosiddetta Basilea 3. Due sono le esigenze avvertite dalla finanza e dai governi, che partecipano all’accordo: da un lato, la crisi avrebbe messo a nudo le debolezze strutturali dei sistemi bancari, con la necessità di consolidare le fondamenta su cui essi poggiano; dall’altro, c’è l’interesse delle imprese e delle stesse banche a non irrigidire troppo i criteri di valutazione dei componenti patrimoniali, rischiando così di inasprire il credito per gli investimenti, con ripercussioni tendenzialmente negative persino per le banche.
E così si diffondono voci, che vorrebbero che le regole di Basilea 3 fossero un pò attenuate in alcuni punti, arrivando a un compromesso tra le opposte esigenze. Si tratterebbe, ad esempio, di effettuare una maggiore valutazione sulle quote possedute dalle banche in compagnie assicurative, così come l’elevazione del peso del capitale ibrido potrebbe esservi per un periodo di transizione di almeno 10 anni, durante i quali esso diminuirà progressivamente.
Con le nuove regole, secondo gli analisti, ci guadagnerebbero banche come Bnp Paribas, Société Générale, che hanno asset in compagnie assicurative, ma anche le italiane Mediobanca e Unicredit. La prima, in quanto detentrice del 13,3% del capitale di Generali, mentre Unicredit potrebbe beneficiare dalla diversa valutazione del capitale ibrido, emesso nel 2009, sotto forma di prestito cashes da 3 miliardi di euro.
E non è un caso che ieri le borse abbiano visto i titoli bancari piuttosto dinamici e che soddisfazione sembra trasparire anche dall’Abi.





