Cgia propone abolizione scontrino

Scontrino sì, scontrino no. E’ questo il dibattito innescato dall’ultima proposta della Cgia di Mestre, l’istituto degli artigiani italiani, secondo cui bisognerebbe procedere all‘abolizione degli scontrini fiscali, essend questi inutili, da un punto di vista della gestione del sistema. La proposta della Cgia parte dalla premessa che, secondo i controlli fiscali effettuati sui dettaglianti, l’80% di questi risulterebbe in regola con l’emissione dello scontrino, sebbene queste categorie siano oggetto di una denigrazione di stampa, che le vorrebbe evasori del fisco, a tutti i costi.

Non solo, dicono da Mestre. Con l’entrata a regime del nuovo sistema fiscale, basato sugli studi di settore, in base a cui queste categorie di commercianti e artigiani pagherebbero le imposte su un reddito minimo pre-fissato, l’emissione degli scontrini sarebbe del tutto inutile.

Non la pensano così dalla Cgil, che propone semmai di accentrare i controlli sui grossisti, a cui dovrebbe spettare anche la riscossione dell’Iva, in modo tale da rendere i controlli più agevoli, essendo più piccola la platea di riferimento.

Sempre in ambito dello scontrino, introdotto una trentina di anni fa, per cercare di porre rimedio alla questione della verifica fiscale sui dettaglianti, nonostante le sanzioni, quali anche la chiusura dell’esercizio, pare che non siano pochi i negozianti che emetterebbero scontrini falsi, del tutto simili a quelli veri, ma inutili da un punto di vista fiscale.

E sulla base dell’italica furbizia, oltre alla proposta dell’abolizione in toto di questo strumento, considerato ormai obsoleto e superato, c’è chi propone anche di collegare il registratore cassa all’Agenzia delle Entrate, in modo tale che il prezzo battuto venga registrato direttamente dal fisco, non potendo così sfuggire ai controlli.

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