Dopo la Svizzera anche la Germania fuori dal nucleare

Decisione irrevocabile“, così il ministro dell’ambiente tedesco Norbert Röttgen ha annunciato ufficialmente la chiusura delle centrali nucleari entro il 2022 e la disattivazione degli impianti entro il 2011, ad eccezione di tre che resteranno attivi per i casi di emergenza. La storica decisione arriva dopo che la cancelliera Angela Merkel aveva convocato per la discussione tutti i rappresentanti dei partiti nel suo ufficio, comprese le opposizioni Socialdemocratici e Verdi, i sindacati, le Chiese, le parti sociali. Il responso è arrivato al termine di un colloquio durato ben dodici ore. Non è mancato qualche scontento tra i liberali della “Fdp” che hanno tentato di inserire una clausola che permettesse un possibile dietrofront ma proprio Röttgen è stato categorico su questo punto: “Nessun ripensamento, le ultime tre centrali chiuderanno nel 2022, non ci saranno clausole di revisione“.

L’accordo è in pratica una conseguenza diretta del rapporto di 35 pagine della “Commissione Etica per il nucleare” (un organismo indipendente che aveva il compito di studiare le conseguenze dell’abbandono dell’atomo) che conclude senza alcun dubbio sulla necessità di dismettere le centrali tedesche, che tra l’altro non garantirebbero i massimi livelli di sicurezza. La conclusione è lapalissiana: “Per evitare che in Germania possano verificarsi disastri nucleari, l’uscita è inevitabile”.

Anche in questo caso, proprio come in Svizzera qualche giorno fa, le reazioni del mondo economico sono state critiche, accusando il governo di “fretta” e di non aver considerato i rischi del mancato apporto energetico. Ma Angela Merkel non si è fatta intimidire dalle voci contrarie, anche quelle provenienti dall’interno del suo stesso partito (Cdu) e dagli alleati liberali ed ha preferito ascoltare le indicazioni della società civile che ancora nei giorni scorsi aveva sfilato in numerose manifestazioni al grido di “Atomkraft? Nein danke!” (Nucleare? No grazie!)

Secondo la roadmap, le sette centrali che erano state chiuse con una moratoria di tre mesi dopo l’incidente di Fukushima non verranno riaperte, anzi rimarra’ chiusa anche la centrale di Kruemmel, nello stato federale del Schleswig-Holstein, già ferma dal 2009. L’abbandono dell’atomo avrà un costo stimato di 40 miliardi di euro e obbligherà a forti investimenti nelle energie rinnovabili ed un miglioramento della rete di distribuzione energetica. Sottraendo quella prodotta dal nucleare, la Germania perderà così il 22% dell’energia che verrà compensato soprattutto con l’energia eolica. In ogni caso, lo spauracchio spesso agitato anche in Italia circa le “bollette più care” non sembra essere significativo: secondo gli studi infatti vi sarà a regime un aumento del costo della bolletta dell’elettricità di appena 30 euro annui.

Il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, già forte di una schiacciante vittoria al referendum locale di poco tempo fa, è soddisfatto: “Quella che giunge dalla Germania e’ una buona notizia. Il nucleare deve essere definitivamente consegnato alla storia. La Sardegna ha già detto no a un eventuale ritorno al passato con un referendum consultivo che ha visto un plesbiscito di voti contrari all’opzione nucleare (97,13%) e ha gia’ intrapreso con convinzione un altro cammino: quello dell’economia verde e delle rinnovabili“.

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Per Cappellacci l’orientamento della Sardegna diventa piu’ forte grazie alla posizione decisa del governo tedesco e per seguire le prospettive del futuro si e’ gia’ al lavoro con un particolare progetto denominato “Sardegna CO2.zero” che come finalità la promozione delle energie rinnovabili, della green economy e la riduzione dell’anidride carbonica.

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