I numeri dell’Istat sulle imprese italiane e l’occupazione confermano che il nostro Paese è caratterizzato dalla presenza di milioni di piccolissime e piccole imprese, spesso persino senza alcun dipendente. E’ questa la ricchezza produttiva dell’Italia, che senz’altro esprime da un lato grande capacità di inventiva e di fare impresa, dall’altro ha rappresentato un modello di sviluppo per tanti altri contesti nazionali.
Tuttavia, negli ultimi anni, la sfida della globalizzazione ci ha posto in evidenza come le piccole dimensioni siano non soltanto un punto di forza, ma a volte rischiano di trasformarsi in un punto di debolezza, dinnanzi alla concorrenza straniera.
Tornando all’Istat, i dati rivelano che il 23% degli occupati si concentra nel settore manifatturiero, il 20% nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e l’11% nelle costruzioni. Interessante il dato sulle imprese, che non hanno nemmeno un lavoratore dipendente e che ammontano a 2,916 milioni. Di queste, 2,493 milioni hanno un solo lavoratore indipendente, 339 mila due lavoratori indipendenti e 84 mila imprese con tre lavoratori indipendenti o più.
La veste giuridica preferita dalle imprese è poi quella individuale, per circa i due terzi di loro, occupando un quarto dei lavoratori; il 18% risulta essere società di persone, il 17% società di capitali e l’1,1% cooperative.
Il numero delle aziende risulta in calo dal 2008 al 2009 (ma Unioncamere conferma la ripresa del 2010, con un tasso positivo di crescita), dell’1%, così come l’occupazione cede del 2%.
Dati, questi ultimi, che fotografano la situazione a fine crisi, ma non colgono ancora l‘evoluzione positiva, seppur poco dinamica, sia dell’occupazione che delle imprese, il cui recupero è avvenuto dal 2010 in poi.





