UBS scettica su declassamento debito italiano

Il gruppo svizzero Ubs ha emesso una nota, in cui spiega di essere piuttosto convinto che il “downgrade” del debito italiano, ad opera di Standard & Poor’s, come minacciato dalla stessa agenzia un paio di settimane fa, non ci sarà. Secondo Ubs, infatti, è scarsissima la probabilità che si realizzi un deterioramento della situazione dei conti pubblici italiani, semmai, dicono dalla Svizzera, quello di S&P ha voluto essere un campanello d’allarme, affinchè l’Italia proceda con più vigore all’attuazione di politiche di risanamento del bilancio.

Anche se il declassamento da “A+” non ci sarà, l’outlook dovrebbe rimanere negativo, dice il gruppo elvetico. La causa è da riscontrare in una bassa crescita, che impedirà una discesa forte del rapporto tra debito e pil, così come dall’aumento del costo del servizio sul debito, chè è passato da un tasso medio del 3,35% nel 2010 a uno del 4,15% di quest’anno; un aumento non drastico, ma di certo pone in allarme le agenzie internazionali, perchè il livello del servizio pagato sul debito si avvicina intorno a quel 10% delle entrate dello stato, che viene considerato quale valore limite di sostenibilità del debito pubblico. Infine, gioca un ruolo negativo per l’outlook la dinamica scarsa della crescita del pil.

E sulla stessa scia, anche Citibank considera che la crescita italiana resti insufficiente, con la previsione di un aumento del pil dello 0,8% nel 2011, un rallentamento dovuto alla frenata dell’aggancio alla ripresa da parte degli stati del Mediterraneo. Infine, spiege la nota Citibank, l’Italia dovrebbe ottenere un avanzo primario intorno al 3% del pil, se vorrà iniziare a ridurre di almeno l’1% all’anno il rapporto tra debito e pil.

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