Rai senza Santoro? Niente dramma, ora nuova fase

La Tv di stato Rai e il giornalista Michele Santoro hanno di comune accordo convenuto di non rinnovare l’accordo per la prossima stagione televisiva. A breve ci sarà un’attesa conferenza stampa dello stesso Santoro, che dovrebbe fornire ulteriori dettagli riguardo al suo futuro nella tv italiana. Un divorzio che non ha sconvolto nessuno, neanche le parti in causa. Era nell’aria da tempo l’addio del giornalista e della trasmissione da lui condotta “Annozero”. Troppi i limiti che Santoro ha valicato in termini di rispetto della “par condicio” e di un’informazione obiettiva, soprattutto, in chiave politica. Solo negli ultimi giorni, “Annozero” si era distinta per avere intervistato Giuliano Pisapia, senza contraddittorio, durante la sua corsa a sindaco di Milano, così come per avere invitato il cantante Adriano Celentano, per parlare contro il nucleare, nel bel mezzo della campagna sui referendum. Per questo, l’Autorità Garante delle Comunicazioni lo ha persino richiamato, in quanto la sua trasmissione sarebbe stata lesiva del rispetto del contraddittorio in campagna elettorale. Ma sono solo gli ultimissimi episodi, perchè la lista delle vicende che riguardano Santoro è lunghissima.

Non si era mai visto in tv un conduttore inveire contro il suo direttore generale (Mauro Masi), il quale tempo fa aveva chiamato in trasmissione, per prendere le distanze dai toni del conduttore e dei suoi ospiti. Santoro, dopo avere sbraitato contro Masi, ha fatto chiudere la chiamata, lo stesso trattamento che dieci anni fa spettò a Silvio Berlusconi, ma tra i due non è mai stato amore, si sa!

Voci insistenti vorrebbero Michele Santoro traslocare con la sua “Annozero” su La 7, raggiungendo Mentana e un folto gruppo di giornalisti di sinistra, in cui troverebbe senz’altro un’ottima accoglienza e la possibilità di fare la tv che più gli piace. Perchè è fuori di dubbio che Santoro sia in grado di fare ascolti e di macinare share, così come di concentrare sulle sue bordate contro chicchessia l’attenzione mediatica. Ma finalmente sarà finita la stagione del vittimismo politico, della persecuzione e forse inizierà una nuova fase, in cui il pubblico avrà modo di valutare il lavoro di Santoro per quello che è, senza le costruzioni politico-mediatiche che vi si fanno in una tv di stato.

Se poi lo seguiranno anche Fabio Fazio, i Travaglio, le Littizzetto, i Saviano e tutti gli altri operatori della libera informazione, meglio ancora. La libertà di stampa sarebbe salva, ma la tv di stato tornerebbe (forse) a un clima più civile, senza gli scontri grotteschi a cui da troppi anni assistiamo, in una sorta di confusione sui contratti privati e milionari, firmati e rivendicati a colpi di richieste di libertà di parola.

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