Ronchi contro Fli, dia indicazioni su referendum

L’ex ministro Andrea Ronchi, che fu l’artifice del decreto che porta il suo nome, che prevede, tra le altre cose, l’affidamento della gestione dell’acqua ai privati tramite assegnazione basata sulle regole della concorrenza di mercato, non ci sta che il suo partito di riferimento, Futuro e Libertà, non dia alcuna indicazione di voto sui quesiti del referendum, in particolare sui due che riguardano l’acqua. Si sente ovviamente tradito, vorrebbe che i finiani dessero il loro sostegno a una legge che ha il suo nome, ma così non è. E Fli, infatti, non dà alcuna indicazione, sebbene in cuor suo, essa vorrebbe che la legge fosse bocciata, perchè pensano che ciò possa avere effetti negativi sul governo; e tuttavia non può dichiararlo pubblicamente, proprio perché, se no, sfiducerebbe un proprio uomo, già considerato con un piede e mezzo fuori dal partito, addirittura, di ritorno verso il nuovo PDL che dovrebbe essere.

Ma l’ex ministro punta i piedi anche sugli altri quesiti, giudicando inaccettabile che Fli non si esprima neppure su legittimo impedimento e nucleare, ossia leggi che i finiani hanno condiviso e votato quando stavano al governo. Insomma, quello di Ronchi è l’ennesima presa di distanza dal suo partito, in cui non ha fatto mai mistero di non trovarsi a suo agio, essendo guidato dall’ala radicale di Bocchino e Granata, che vorrebbero portare i finiani verso lidi di “sinistri” approdi.

Ne ha anche per il Partito Democratico, soprattutto per il suo leader Pierluigi Bersani. “E’ un traditore”, afferma Ronchi; proprio lui che ha steso le lenzuolate delle liberalizzazioni, adesso si tira indietro e attacca una legge che liberalizza un servizio pubblico come l’acqua. Ronchi chiarisce poi che l’acqua, con la sua legge, rimarrebbe un bene pubblico, per cui sarebbero tutte falsità quelle che vorrebbero che l’acqua sia privatizzata. Semplicemente, aggiunge, sarà ora necessario procedere all’affidamento della gestione del servizio ai privati, mediante gara di mercato.

Niente a che vedere, dunque, con il privatizzare l’acqua, che rimane pubblica. Ma la sinistra si sente vogliosa di cavalcare il referendum, con la speranza di sfasciare tutto e portare a casa quella che sarebbe per loro una vittoria.

Impostazioni privacy