Rai, centro-destra incapace di valorizzare “suoi” uomini

Michele Santoro è andato via dalla Rai. Per fortuna o purtroppo, dipende dai punti di vista. C’è chi lo ha sempre considerato un’icona del libero pensiero, del giornalista che non si arrende alla vittoria del berlusconismo nella società, della voce libera e anti-tutto. Altri lo ritengono un uomo abile a politicizzare tutto, in funzione soprattutto della difesa di interessi prettamente personali (contratti, ascolti, etc.) e ne sottolineano la faziosità dannatamente sfacciata ed esibita in ogni occasione, che lo avrebbe reso incompatibile con il servizio pubblico. Comunque la si pensi, adesso Rai 2 è priva della sua trasmissione di punta dell’informazione “Annozero”, il cui vuoto dovrebbe quasi sicuramente essere riempito con altri spazi. A questo punto, viene naturale chiedersi cosa sostituirà Santoro e chi potrebbe diventare il suo successore, in funzione anti, nel senso di anti-Santoro.

Di certo, malgrado le chiacchiere su una tv che sarebbe presumibilmente tutta nelle mani di Berlusconi, oggi a Mediaset, così come alla Rai, non si intravede alcun giornalista in grado di rappresentare le istanze dell’informazione del mondo dei moderati e della destra in generale.

Dopo che Enrico Mentana lasciò “Matrix” due anni fa, il suo sostituto Davide Vinci non ha dato un taglio politicizzato al programma, il chè ovviamente è un bene, perchè non tutto deve essere politica e politica di parte. Ma segnala semmai il problema di questo centro-destra a riuscire a valorizzare sul campo figure di un certo peso, che abbiano una loro fisionomia di uomini di riferimento nel giornalismo italiano, nell’ambito della cultura moderata e di destra.

Il vero e forse unico big del centro-destra, Bruno Vespa, di certo non è un’invenzione nè di Berlusconi, nè di questa maggioranza, ma deve il suo peso alla quarantennale esperienza di giornalista, sempre di inclinazioni moderate.

Certo, è difficile fare ascolti con temi moderati, questo è chiaro. Gli ascolti sono trascinati dalla visione di problemi enfatizzati, dalla drammatizzazione dei problemi sociali, dall’invettiva di istituzioni tradizionali come la famiglia, la Chiesa, i valori tradizionali, tutti temi e modi di fare, cari alla vocazione culturale della sinistra progressista; il tutto crea curiosità, suscita interesse, perchè va nella direzione opposta a quanto siamo abituati a pensare. Ma l’esperienza americana dimostra che un’informazione conservatrice può esistere e pure di successo. I risultati non sono stati immediati neanche lì, se è vero che Goldwater partì già dagli anni Sessanta a spronare a un ritorno ai valori conservatori, ma se in Italia non si inizia mai, mai si arriva.

 

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