Sui ministeri è ancora zuffa: Alemanno contro Calderoli

In molti ricorderanno che il match era già iniziato durante la campagna elettorale per le ultime amministrative, la scintilla rappresentata da una trovata leghista che per la quasi totalità delle forze politiche, Pdl compreso, era null’altro che una “sparata” propagandistica da dimenticare presto. Ma il ministro per la semplificazione legislativa Roberto Calderoli sembra averla presa fin troppo sul serio, depositando in Cassazione una “proposta di legge di iniziativa popolare” per decentrare i ministeri dalla capitale, facendo riesplodere le polemiche e “risvegliando” il più accanito “alleato” ma oppositore della proposta: Gianni Alemanno, sindaco di Roma.

Semplicemente “inaccettabile“, tanto da richiedere le “dimissioni di Calderoli e degli altri ministri sostenitori” se dovessero insistere con la richiesta: non usa mezzi termini Alemanno e sembra davvero pronto a tutto, addirittura pronto ad alleanze “a prescindere dalle appartenenze politiche” pur di sgombrare il campo da questa storia. Si esprime minaccioso il Primo Cittadino, in una intervista esclusiva a “Il Messaggero”, ben consapevole di avere già dalla sua parte una “spalla forte” nella regione Lazio a guida di Renata Polverini. Sembrano ormai lontani i bei tempi del “pranzo della pace” che vide riunirsi nella capitale molti degli attuali protagonisti della querelle, per una “riappacificazione” tra “leghisti” e “romani” evidentemente mai avvenuta davvero.

Proposta di legge sulla territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali“, è questo il titolo esatto della discussa iniziativa leghista e pare che la raccolta delle firme (minimo 50 mila) che servono per validarla e portarla in Parlamento comincerà a Pontida, al prossimo raduno leghista. Indubbiamente non si può fare a meno di notare che la Lega aveva lanciato l’idea assicurando di avere il “placet” di Berlusconi (sempre molto evasivo quando interpellato sulla questione) e pretendeva di spostare i ministeri senza nemmeno richiedere un voto parlamentare, di conseguenza “che siano stati costretti a sottoscrivere una proposta di legge popolare è una sconfitta” sostiene Alemanno. Si può convenire che perlomeno è una “anomalia” che un Ministro in carica si appelli direttamente al popolo (come in tempi relativamente recenti ha fatto solo Beppe Grillo) per dar forza ad una sua proposta di legge.

Ma fin dalla prima volta in cui Calderoli aveva rilasciato dichiarazioni sulla tanto discussa idea è stato immediatamente chiaro a tutti che i “mal di pancia” nel Governo son scoppiati a tanti, ed oggi ancora nuovi “commentatori” dalle fila del Pdl sembrano gettare benzina sul fuoco.

Saverio Romano, ministro delle Politiche Agricole, pur con una certa dose di diplomazia rimarca che creare nuovi dicasteri o persino spostarli “non farebbe che accrescere i costi, farebbe lievitare le spese. E non possiamo proprio permettercelo” mentre Giancarlo Galan, neo-ministro della cultura (non nuovo a frizioni con la Lega) si lascia andare a Radio Radicale ad un giudizio impietoso: “E’ una puttanata intercontinentale, una iniziativa propagandistica che mette in difficoltà gli alleati e che non ha alcuna possibilità di essere attuata”. In tutto ciò, tocca a Maurizio Lupi cercare di sviare l’attenzione da tutto questo ribollire: “Noi gli uffici di rappresentanza dei dicasteri al Nord già glieli abbiamo dati. Lasciamo perdere, sono ben altri i problemi che dobbiamo risolvere con loro”.
Non c’è che dire, il dopo amministrative comincia “nel migliore dei modi” per la maggioranza di governo.

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