Draghi a Bruxelles dice no agli eurobond

Il governatore di Bankitalia Mario Draghi, già designato a successore di Jean-Claude Trichet, in qualità di prossimo presidente della BCE, è stato ieri ascoltato dal Parlamento Europeo, il quale gli ha consegnato 39 domande dei deputati di Bruxelles, che dovranno esprimersi formalmente sulla sua nomina.

Ciò accade, in attesa della nomina ufficiale, che avverrà al vertice dell’Eurogruppo, previsto per il 23-24 giugno. In quella data, Draghi avrà l’ufficialità della sua carica a governatore centrale europeo, che assumerà a fine ottobre, ossia alla scadenza del mandato di Trichet.

Draghi ha voluto confermare gli stessi principi degli otto anni di Trichet, attenendosi, peraltro, ai Trattati istitutivi, ribadendo la finalità della BCE, ossia di lotta all’inflazione, attraverso una politica monetaria adeguata allo scopo; ha confermato che la manovra sui tassi possa essere molto efficace, nel prevenire la formazione di bolle speculative, bocciando l’ipotesi di introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie (cosiddetta “Tobin Tax”), che avrebbe solo l’effetto, sostiene Draghi, di fare crescere la volatilità e diminuire la liquidità sui mercati.

Insomma, il governatore italiano conferma la politica di “inflation targeting” della BCE e non potrebbe essere altrimenti, perchè sono i Trattati istitutivi a dettare i principi che regolano l’azione della banca centrale.

Bocciatura, infine, da parte di Draghi dei cosiddetti eurobond, ossia della possibilità, avanzata da Tremonti e Juncker lo scorso inverno, di emettere titoli di stato centrali; i bilanci restano nazionali, afferma Draghi, per cui non è possibile che i bond siano emessi a livello centrale. Un’affermazione, quest’ultima, che certo gli varrà le simpatie dei tedeschi, così contrari all’idea che i loro bond possano essere del tutto uguali a quelli degli stati periferici, dovendosi anche accollare il costo di un maggiore tasso di interessi.

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