Vergogna carioca, Battisti è libero

E’ un sonoro schiaffo all’Italia e alla civiltà giuridica, quello che giunge dal Brasile, dove la Suprema Corte, con sei voti a tre, ha respinto il ricorso del governo italiano contro la decisione dell’ex presidente Lula di non estradare il terrorista rosso Cesare Battisti, condannato nel nostro Paese per quattro omicidi e considerato uno degli uomini più efferati e più disumani della triste stagione degli anni di piombo. L’Italia non solo non potrà fare scontare la pena a Battisti, ma addirittura il terrorista rosso è stato persino scarcerato. Quando in Italia sono le cinque del mattino, infatti, il suo avvocato ha dichiarato che Cesare Battisti è libero e ha avuto il barbaro coraggio di aggiungere che il terrorista era “felice”. Di umiliazione per le famiglie delle vittime parla il Ministro per le Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, mentre il mondo politico italiano si sente quasi unanimemente indignato dinnanzi alla decisione della Corte di Brasilia. Lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nelle scorse settimane, in occasione della ricorrenza dell’assassinio di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, aveva lanciato il suo grido di indignazione di fronte alla possibilità che Battisti potesse essere non estradato e persino scarcerato. Il Capo dello Stato, in quell’occasione, dinnanzi ai familiari delle vittime del terrorismo degli anni Settanta in Italia, si era anche commosso, ricordando a quali sofferenze e umiliazioni erano state sottoposte negli anni le famiglie.

La decisione della Suprema Corte brasiliana, secondo alcuni sondaggi pubblicati nei mesi scorsi, non sarebbe in linea con il sentimento popolare del popolo brasiliano, che a maggioranza assoluta sarebbe per l’estradizione di Battisti, considerando l’uomo un bandito.

Adesso il terrorista, che non ha mai avuto un sentimento anche solo apparente di pentimento per gli omicidi commessi e che dopo avere ucciso un gioielliere durante una rapina a Milano aveva dichiarato che aveva posto “fine a una vita miserabile”, si dice volenteroso di rimanere in Brasile, dove proseguirà la carriera di scrittore.

Una vergogna tutta carioca, che l’Italia non può accettare. Il governo sembra intenzionato a ricorrere al tribunale internazionale dell’Aia, ma è evidente che la vera mossa deve avvenire in senso politico, con l’interruzione dei rapporti diplomatici.

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