L’Economist contro Berlusconi, “l’uomo che ha fregato un intero paese”

Copertina Economist“The man who screwed an entire country”, l’uomo che ha fregato un intero paese: basta il titolo per capire di che tenore è lo speciale che sarà pubblicato sul numero dell’Economist in edicola da venerdì. L’uomo è Silvio Berlusconi che è attaccato duramente nelle 14 pagine che il settimanale dedica al nostro paese: uno speciale realizzato da John Prideaux per il 150esimo anniversario dello stato unitario. Un servizio in cui si intravede la visione negativa che si ha del nostro paese all’estero e dove si parla di una nazione ferma, a crescita zero, nonostante abbia tutte le potenzialità per riprendere a correre. E la causa di tutto ciò è individuata nel Governo, anzi nel Presidente del Consiglio: “L’Italia ha aziende fantastiche e tutte le possibilità di tornare a crescere: c’è bisogno però di un cambio di governo”. L’Economist entra nei dettagli e spiega come “nel 2004 il progetto di Berlusconi era semplice: sfuttare le sue capacità imprenditoriali per fare ripartire l’Italia, che si sarebbe ispirata al suo esempio”.

Peccato però, afferma il settimanale britannico, che l’attuale situazione economica “è una prova sufficiente del suo fallimento” anche se si legge nello speciale che “se l’Italia è un paziente con qualche strana malattia, Berlusconi ne è il sintomo più che la causa”. Ma questa è l’unica frase che in qualche “misura” assolve il premier, di cui si scrive che è “un disastro come leader nazionale” per tre grandi difetti: il primo è legato al “caso bunga bunga” che ha fatto molto scalpore lontano dai confini italiani; il secondo riguarda i numerosi processi in cui è implicato e di cui l’Economist scrive: “I suoi difensori dicono che non è mai stato condannato ma non è vero. In molti casi si è arrivati a delle condanne che sono state spazzate via” per decorrenza dei termini o “perché lo stesso Berlusconi ha cambiato la legge a suo favore”; il terzo difetto riguarda invece “il totale disinteresse per la condizione economica del paese“. Lo speciale, tra un complimento a Tremonti (e grazie a lui – scrive Prideaux- se l’Italia non è stata travolta dalla crisi dei mercati) e una speranza per il futuro (“cambiare non è impossibile”), individua il colpevole dell’attuale situazione italiana: “Berlusconi, che – non ci sono dubbi – continuerebbe a sorridere”.

Copertina Economist 2

L’Economist non è certo nuovo ad attacchi a Berlusconi: già nel 2001 dedicò una copertina in cui lo si descriveva come “inadatto a governare”, mentre nel 2006 titolava “È tempo di licenziarlo”. In dieci anni, sembra che nulla è cambiato in Italia, anche se forse qualcosa ora si sta muovendo e per usare le parole di Prideaux “si inizia a sentire un’aria nuova, la fine di un’era”: e speriamo che arrivi veramente “un nuovo risveglio, come quello che portò all’unificazione 150 anni fa”, auspicato dal settimanale inglese.

 

 

 

 

 

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