Referendum, l’ultima beffa: nel limbo gli italiani all’estero, Di Pietro al salvataggio

Mancano appena due giorni al referendum del 12 e 13 giugno ed il problema del voto degli italiani all’estero è infine esploso, nonostante in tempo utile il governo ne fosse già stato avvisato. Si apprende ufficialmente che non verrà nemmeno avviata la distribuzione fuori dall’Italia delle schede con il nuovo quesito sul nucleare, così come riformulato dopo il pronunciamento della Cassazione. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, durante il “question time”, informando l’Aula sulla decisione del Viminale ha concluso che “in merito ai voti già espressi dagli italiani residenti all’estero ogni decisione è riservata agli uffici competenti per legge“. Non si chiarisce quindi se i 3 milioni e 200mila potenziali votanti concorreranno al quorum di validità (50 per cento più uno degli aventi diritto) e l’Italia dei Valori  ha già pronto un ricorso alla Corte di Cassazione per ottenere un “quorum ridotto” sul quesito nucleare, che non tenga conto degli italiani all’estero.

Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, interviene a RepubblicaTv dicendosi preoccupato e contrariato. “Stando così le cose non bisogna ottenere il 50 per cento dei voti più uno ma il 58 per cento. Se si contano gli oltre tre milioni di italiani che vivono all’estero e che non possono esprimersi sul nuovo quesito del nucleare” e conferma: “Depositeremo il nostro ricorso in Cassazione… Quei 3 milioni e 200mila elettori andranno sottratti al conteggio“, aprendo però anche ad un altro scenario: “Si potrebbe considerare valido quel voto anche se espresso sulla vecchia formulazione del nucleare”.

Insomma, al fotofinish è abbastanza disdicevole che invece di dedicarsi ad una serena campagna informativa, i promotori dei quesiti debbano preoccuparsi di aggirare l’ultimo dei tanti ostacoli posti sulla strada di questi referendum che probabilmente passeranno alla storia come i più “osteggiati” di sempre. Intanto, mentre sembravano piuttosto chiari gli schieramenti per il si e per il no, con diversi “big” del Pdl che, pubblicizzando l’astensione, cercano di scoraggiare dal voto i propri elettori di riferimento, il fronte del SI’ sembra crescere anche con interventi inattesi.

Il mondo cattolico sembra unanime nel suo invito ad andare a votare sì per acqua e nucleare, orientamento confermato ancora oggi con la Fisc (Federazione dei settimanali cattolici) ma la maggiore attenzione l’ha destata l’intervento di Papa Ratzinger in persona. Parlando alla presentazione di sei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede ha invitato a riflettere sul disastro di Fukushima ed ha dichiarato: “Lo sfruttamento della tecnologia va di pari passo con i disastri ecologici e sociali. Troppo spesso si dimentica che il progresso deve andare a vantaggio del lavoro dell’uomo e non della tecnologia, che dell’uomo è una “creazione” ed ha continuato esprimendo concetti piuttosto chiari sulla necessità di sviluppo delle energie rinnovabili, invitando ad adottare “uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate che salvaguardino il patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l’uomo”.

Il segretario di Radicali Italiani a RaiNews sul voto degli italiani all’estero [youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ocPu4PfQfgs[/youtube]

Intanto a sciogliere alcuni dubbi sull’atteggiamento di Futuro e Libertà ci ha pensato proprio il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha confermato che andrà votare ed anche nella stessa maggioranza non mancano i distinguo, con “l’ala destra” che si smarca dal partito del “non voto”. “Il cittadino ha diritto di esprimersi sul referendum, soprattutto se riguardano questioni sociali”, dichiara al quotidiano “Il Messaggero” Francesco Storace, leader de “La Destra”, mentre Alessandra Mussolini, intervistata ad Agorà su Rai3  aveva già fatto sapere che andrà a votare al referendum sul nucleare “per abolirlo”.

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