Giorni cruciali per il destino della Grecia e di tutta l’unione monetaria, dato che nelle prossime ore si dovrà risolvere il rebus degli aiuti ad Atene, che senza la quinta tranche di 12 miliardi di euro rischia di dovere chiedere fallimento, con un effetto devastante sui mercati finanziari europei.
Ieri, il governo di Angela Merkel, sostenuto da una coalizione di centro-destra, formata dai conservatori della CDU-CSU e dei liberali della FDP, ha ottenuto il consenso a richiedere un’azione di salvataggio di Atene, in cambio di un coinvolgimento dei privati (banche) nel costo dell’operazione. In poche parole, Berlino sarà disponibile a concedere ancora credito alla Grecia, se gli investitori istituzionali saranno coinvolti, sostenendo una parte dell’onere richiesto per il salvataggio.
A dire il vero, all’interno della maggioranza al Bundestag, c’erano così tanti deputati contrari alla risoluzione in favore del salvataggio, che il governo tedesco ha rischiato di vedersi bocciata la sua proposta. Un indice di quale sia il clima attorno al caos greco.
La BCE, dal canto suo, parla proprio tramite il componente tedesco del board, Juergen Stark, il quale afferma che Francoforte è contraria a qualsiasi azione di coinvolgimento dei privati nell’operazione di salvataggio, che non sia volontaria, altrimenti ciò equivarrebbe a dichiarare il default e la BCE teme che le conseguenze sarebbero devastanti.
La proposta del Ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schaeuble prevede che le banche siano indotte a rinnovare i loro titoli alla scadenza per un periodo di sette anni. Ciò consentirebbe alla Grecia di prendere fiato e le banche si accollerebbero solo l’onere di un ritardato pagamento, magari a tassi inferiori.
La partita è così poco chiara ancora, che è stato indetto un vertice straordinario dell’Eurogruppo per il 14 di giugno. In quell’occasione si vedrà se sarà prevalsa la linea di Berlino o di Francoforte. Entrambe città tedesche, ma al momento separate da un muro invisibile di ostilità.





