La7, sempre più a sinistra, ora teme De Benedetti

L’addio di Michele Santoro dagli studi della Rai, insieme al suo “Annozero”, e il suo trasloco verso La7 conferma la sensazione evidente che si ha da qualche anno riguardo alla più piccola delle sette reti analogiche nazionali. La7 è sempre più spostata a sinistra, rinfoltita negli anni da un gruppo agguerrito di giornalisti anti-berlusconiani, che non fanno mistero di esserlo, per cui non è una pura invenzione. Si va da Gad Lerner, che utilizza il suo “Infedele” del lunedì sera, come una clava culturale contro il Cavaliere e la coalizione di centro-destra, passando per Lilli Gruber, in pre-serale su “Otto e Mezzo” e con Luisella Costamagna e Luca Telese, anch’essi notoriamente di sinistra; seguono Ilaria D’Amico, con “Exit” e Enrico Mentana, che da direttore del Tg La7 ha dato un taglio editoriale non certamente fazioso alla Gad Lerner, ma di sicuro di stampo anti-governativo. Già in mattinata, con “Omnibus”, La7 si apre con la prima offerta di informazione giornalistica profondamente a sinistra, rinforzato dalla striscia mattutina di Enrico Vaime, anch’egli di sinistra e per tutta la giornata l’informazione sui temi politici rappresenta il piatto forte del prodotto della rete.

Anche comici come Crozza, inoltre, spostano l’ago della bilancia sempre più a sinistra, il che rende la rete molto caratterizzata, una sorta di seconda Rai3, ma più imperniata sui prodotti di informazione.

Con l’arrivo di Santoro, forse anche di Travaglio, è chiaro che vi sarebbe uno spostamento ancora più a sinistra, ma adesso Enrico Mentana teme che la libertà della rete vada a farsi benedire. Sì, perchè da tempo si parla della possibilità che La7 venga ceduta da Telecom, azionista di controllo, a un altro imprenditore, e tra i grandi nomi che circolano c’è quello di Carlo De Benedetti, editore del gruppo “L’Espresso”. Mentana non ha nascosto la sua contrarietà all’ipotesi, sostenendo che sotto De Benedetti ci sarebbe meno libertà di fare un’informazione incolore, per cui si augura che la rete rimanga così com’è, o al limite vada nelle mani di qualcuno che non possa influenzarne gli equilibri politici, come avverebbe con l’editoria di “L’Espresso” o di Murdoch, anch’egli in lizza come possibile acquirente della rete.

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