Siria, regime spara su manifestanti

Almeno altri 28 morti si aggiungono alle ormai diverse centinaia di vittime della repressione del regime di Bashir Assad, in circa un mese e mezzo di proteste. L’occasione per l’ennesima carneficina è stata una manifestazione pacifica di civili, nella città di Jisr al-Shugour, nella parte nord-occidentale della Siria. Si racconta che dopo la preghiera del venerdì, alcune centinaia di persone si erano radunate in strada per chiedere la fine del regime sanguinario e feroce di Assad. Inizialmente i militari avrebbero acconsentito allo svolgersi della manifestazione, ma quando hanno notato che la folla cresceva di minuto in minuto avrebbero aperto il fuoco sulla popolazione inerme, provocando 28 morti e diversi feriti. Lo raccontano alcuni civili, scappati dal fuoco aperto su di loro e che hanno riparato in Turchia, valicando il confine. Gli stessi feriti e manifestanti raccontano poi che due ufficiali dell’esercito e tre soldati si sarebbero rifiutati di sparare sulla folla e si sarebbero aggiunti ai manifestanti, chiedendo la democrazia.

Su YouTube gira un video, a tal proposito, la cui veridicità non è ancora tuttavia verificabile, in cui si vedono alcune immagini di militari, che ammutinano e un ufficiale dichiarare di avere giurato fedeltà nelle forze armate, per combattere il nemico e non la stessa popolazione siriana inerme.

La situazione è di fortissima tensione e la fuga di centinaia di persone dalla Siria verso la Turchia continua, tanto che il governo di Ankara starebbe pensando alla creazione di una zona-cuscinetto, nel caso i rifugiati dovessero diventare centinaia di miglaia, come pure potrebbe accadere, dato il clima ormai di insurrezione a Damasco.

Il premier turco Erdogan, domani alla ricerca di una riconferma elettorale, nei giorni scorsi ha duramente condannato gli attacchi del regime siriano contro la sua stessa popolazione.

Silenzio assordante, al momento, da parte dei Paesi dell’Unione Europea, nonostante quello che sta accadendo in Siria sarebbe ben più grave di quanto accaduto a Tripoli, dove però sono in corso operazioni militari della Nato, per cercare di rovesciare il regime di Gheddafi.

La Siria è una minaccia ben più grossa per l’Occidente, essendo l’avamposto dell’Iran sul Mediterraneo e un nemico giurato dello stato di Israele, fomentando le violenze in Medioriente.

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