USA, tra Repubblicani cresce fronte pro-“default”

Il Presidente degli USA, Barack Obama, potrebbe presto essere alle prese con una grana inimmaginabile nella storia americana. Tra gli esponenti del Partito Repubblicano, avversario della Casa Bianca, cresce la tentazione di non consentire con il proprio voto all’innalzamento del tetto del debito, come richiesto dal responsabile delle finanze di Washington, Timothy Geithner. Questi ha più di una volta intimato al Congresso di pronunciarsi in favore di un innalzamento del tetto del debito, in mancanza del quale non solo verrebbero paralizzate tutte le attività degli uffici federali, ma si richierebbero effetti catastrofici sul mercato. Fino ad oggi, i timori che possa accadere quanto paventato dall’amministrazione americana ha sempre indotto Repubblicani e Democratici a dare il loro placet a tale operazione, ma nelle ultime settimane, anche in vista delle prossime elezioni presidenziali, tra i Repubblicani ci sarebbe la tentazione di non votare più per misure di dilatazione della spesa pubblica federale, che hanno fatto schizzare a livelli esorbitanti il deficit e il debito pubblico, sotto la presidenza Obama.

Il deficit è raddoppiato, in rapporto al pil, dal 5% al 10%, mentre il debito pubblico è ormai al 100% del pil, toccando il livello di 14.400 miliardi di dollari. Insomma, la misura è colma, come hanno già dichiarato le agenzie di rating Moody’s e Standard & Poor’s, che hanno minacciato gli USA di declassare il loro debito.

In mancanza di un via libera all’innalzamento del tetto sul debito, i Repubblicani sarebbero disponibili a valutare l’ipotesi di un breve “default tecnico”; in sostanza, il governo americano non sarebbe più autorizzato a effettuare spese, un’ipotesi che non piace agli investitori stranieri, che hanno in mano titoli di stato USA, in quanto la ripercussione immediata sarebbe un allungamento delle scadenze di pagamento, per esigenze di liquidità.

Secondo i più noti Repubblicani in materia di bilancio, Jeff Sessions e Paul Ryan, rispettivamente alla Commissione Bilancio di Camera e Senato, questa ipotesi non sarebbe così disastrosa come si teme, soprattutto perchè indurrebbe con la forza l’amministrazione a tagliare la spesa pubblica, un’operazione necessaria, se si vuole riportare a una maggiore responsabilità di bilancio la Casa Bianca.

Di certo, c’è solo che Obama, già in sofferenze nei sondaggi proprio per l’economia, non avrebbe per nulla bisogno di un default, a un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali.

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