Yemen, forse arrestati attentatori di Saleh

Ieri l’agenzia di stampa cinese Xinhua ha diffuso la notizia secondo cui i presunti attentatori dell’esplosione che ha coinvolto il presidente yemenita Alì Abdullah Saleh sarebbero stati arrestati. Sarebbero in corso accertamenti per verificare che si tratti effettivamente del commando che ha ferito Saleh e pare che siano esponenti dell’opposizione. E, invece, giunge da Damasco la notizia che il presidente starebbe per fare un discorso alla sua nazione per rivolgersi direttamente al suo popolo. Sempre secondo fonti siriane, Saleh starebbe migliorando di giorno in giorno dopo l’operazione a Riad, in Arabia Saudita, che si è resa necessaria dopo che il 69enne capo di stato fu oggetto una decina di giorni fa dell’esplosione di una bomba che ha ucciso tre persone alla moschea del palazzo presidenziale di Sana’a, dove Saleh si trovava in preghiera, insieme a qualche stretto collaboratore. Ferito alla faccia e al petto, è stato trasportato in Arabia Saudita per rimuovergli qualche scheggia rimastagli conficcata. Pare anche che la stessa Fbi stia collaborando con Sana’a per individuare i responsabili dell’attentato: notizia che se, fosse confermata, sarebbe una novità clamorosa.

Da alcune settimane, infatti, gli americani hanno invitato ufficialmente Saleh a lasciare il potere, soprattutto dopo i tragici scontri dell’ultimo mese. Era giunto dal Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, l’appello a dimettersi, aprendo una certa tensione tra il regime e la Casa Bianca, tanto che la sede dei negoziati per un passaggio pacifico del potere, in cui si trovavano anche esponenti della diplomazia americana, era stata circondata dalle forze leali al regime, nella capitale; i diplomatici dovettero fuggire in elicottero.

Negli ultimi giorni, però, qualcosa sta cambiando nella lotta contro il regime di Saleh, al potere dal 1979. C’è un’avanzata imponente al sud delle forze di Al Qaida, che hanno anche conquistato un paio di città, il tutto condito da uno scontro fra tribù.

L’idea che Saleh lasci e al suo posto arrivi Al Qaida non è affatto gradita agli americani, così come a quasi tutti gli stati al mondo, compresa l’Arabia Saudita, che teme che il controllo della rete del terrore su Sana’a possa innescare una situazione esplosiva anche al suo interno, con i monarchi della famiglia Saud fatti oggetto di una campagna di odio da parte degli alqaidisti.

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