Grecia balla su Titanic e sta per scoppiare

Oggi si sta tenendo il terzo sciopero generale del 2011 in Grecia e lo scorso anno se ne sono tenuti dieci. Si teme, come sempre, la paralisi, dato che tutti i settori sono coinvolti. Soltanto i controllori di volo hanno deciso di non aderire alla manifestazione, per non creare eccessivi disagi nel trasporto aereo, indispensabile per il turismo, fonte di ricchezza per lo stato ellenico. Ma la situazione è sempre più caotica, con le pressioni delle piazze che diventano pesantissime e pesano come un macigno sulla già debole e poco virtuosa politica greca. I socialisti del partito Pasok al potere sono in grande difficoltà, perchè si trovano a fare i conti con un’Europa sempre più severa sulla determinazione di risanare i conti pubblici di Atene e un’opinione pubblica inferocita contro il Palazzo, che rischia di esplodere in un malcontento disperato difficilmente contenibile. La Grecia è in uno stato caotico da cui non sembra emergere alcun dato positivo, su nessun fronte.

Non certo in economia, dove i conti pubblici non migliorano, con un deficit di circa il 10% del pil e un debito già al 153% del pil; un pil in recessione nel primo trimestre del 5,5%, un crollo drammatico, che porterà con sè un aggravamento della situazione del bilancio, peggio del previsto. Non certo in politica: nessuna leadership forte, nessuna reale capacità di governo del Pasok, nessuna voglia dell’opposizione di Nea Demokratia di giungere a un accordo con i socialisti per un piano di responsabilità nazionale finalizzata a salvare il Paese. Nessun dato positivo, infine, nel mondo sindacale, piuttosto estremo e radicalizzato in rivendicazioni e slogan che sembrano provenire da un mondo che vive staccato dalla realtà tragica in cui la Grecia si trova.

Malgrado le situazioni fossero gravi anche in Portogallo e Irlanda, in questi due stati si è trovato il coraggio di concordare un minimo denominatore comune tra maggioranza e opposizione e il risanamento dovrebbe procedere in modo più concreto ed effettivo.

Nulla di tutto questo sarà possibile ad Atene, dove sarebbero necessari altri protagonisti, altro clima e un’altra mentalità. Eppure questi personaggi attuali rischiano di fare saltare il banco e, per inciso, il banco siamo noi.

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