Pakistan arresta 5 informatori Cia su covo bin Laden

Cresce la tensione tra gli Stati Uniti e il Pakistan a un mese e mezzo dal blitz che ha portato a circa 60 km da Islamabad alla cattura e all’immediata uccisione del leader del terrore, Osama bin Laden. Sin da subito, nonostante le parole rassicuranti del Segretario di Stato, Hillary Clinton, che aveva parlato di un governo pachistano informato dell’operazione, era parso evidente il clima di gelo tra i due stati, con Islamabad a rimproverare agli USA il fatto di avere agito sul proprio territorio senza averne ricevuto il consenso. Gli USA avevano prontamente replicato che, pur rispettando la sovranità nazionale del Pakistan, avrebbero nuovamente agito al suo interno, nel caso in cui ciò si fosse reso necessario per la lotta al terrorismo internazionale; obiettivo che gli americani hanno fatto intendere di volere raggiungere senza se e senza ma. Dopo settimane di silenzio, è esplosa la notizia che cinque presunti informatori pachistani per la Cia sono stati arrestati con l’accusa di avere fornito informazioni ai servizi segreti americani finalizzate alla cattura di bin Laden.

Secondo l’accusa, gli uomini, tra cui almeno un funzionario dell’esercito, avrebbero copiato le targhe delle auto che portavano al covo, rendendosi quindi operativi per il blitz.

La scorsa settimana, il capo della Cia, Leon Panetta, ha chiesto spiegazioni al governo di Islamabad, durante una visita in Pakistan, esternando l’irritazione degli americani per un atto – l’arresto –  che ha tutto il sapore di una presa di distanza dalle azioni militari degli USA contro il terrorismo internazionale.

L’ultima azione del Pakistan è destinata così a fare crescere non solo la tensione con gli USA, ma anche a diffondere un’ancor maggiore diffidenza, se possibile, tra gli americani, che dopo avere trovato bin Laden a pochi chilometri dalla capitale pachistana, non riescono a credere all’ipotesi che Islamabad non ne sapesse nulla.

Eppure, lo stato asiatico è cruciale nella collaborazione contro il terrore di Al Qaida, ma le pressioni interne vanno nella direzione di una sorta di sfilamento progressivo dall’alleanza internazionale, messa in campo dagli Stati Uniti di George W. Bush e mantenuta dall’attuale presidente Obama.

E un sondaggio, realizzato a livello mondiale, rimarca come solo un intervistato su due crede che lo sceicco del terrore sia stato effettivamente ucciso durante il blitz.

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