Scandalo sanità a Torino: arrestata Caterina Ferrero

Nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Sanitopoli” è stata arrestata Caterina Ferrero, assessore della Sanità della Regione Piemonte: «Agiva per motivazioni politiche personali e non per l’interesse della pubblica amministrazione», hanno dichiarato gli inquirenti. Giancarlo Caselli, Procuratore della Repubblica, ha spiegato, insieme al pm aggiunto Andrea Beconi: «La misura si è resa necessaria perchè esisteva il rischio di ripetizione di reato». Ora la Ferrero si trova nella sua villa di Leinì agli arresti domiciliari, in modo che non possa entrare in contatto con altre persone e perciò impedendo la possibilità della ripetizione del reato.

Questo arresto si inserisce nella più ampia inchiesta di Sanitopoli, che sta svelando la corruzione all’interno del sistema della sanità piemontese. A Caterina Ferrero è stato contestato il reato di turbativa d’asta, anche se era già stata iscritta nel registro degli indagati per l’accusa di abuso d’ufficio, in seguito all’apertura di un centro di emodinamica a Chivasso, che invece non era stato previsto. Secondo Beconi, il centro era stato aperto solo «per soddisfare le aspettative della zona di Ivrea e Chivasso». Per questa ipotesi di reato sono indagati anche Ferrero Piero Gambarino e il commissario della Asl To4 Renzo Secreto.

Gli episodi per cui è stata accusata la Ferrero sono due, il primo è il fatto che l’assessore ha revocato il bando di gara per la fornitura di pannoloni per anziani, misura che, secondo Beconi, è stata «adottata non per interesse pubblico, ma per interesse politico, ovvero allo scopo di averne un ritorno di tipo politico nelle imminenti elezioni amministrative». L’altro fatto è quello precedentemente citato dell‘apertura di una clinica di emodinamica a Chivasso, in provincia di Torino, senza che abbia avuto luogo una qualsiasi gara. «È stata effettuata – ha dichiarato Beconi riguardo l’apertura della clinica – nonostante il piano di rientro della sanità regionale prevedesse la chiusura di servizi aperti o la non apertura di altri servizi e, nella zona di Chivasso e Ivrea, che non fosse opportuno aprire alcun centro del genere». Il pm ha infine concluso: «L’interesse è stato di tipo politico: favorire la rielezione del sindaco uscente». Il sindaco uscente  era Bruno Matola, del Pdl, che però ad ora non risulta iscritto nel registro degli indagati.

 

 

 

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