Riforma fiscale, dove prendere i soldi per abbassare le tasse

In questi giorni, sarebbe in dirittura di arrivo un minimo di riforma fiscale, che dovrebbe comportare una diminuzione delle aliquote Irpef. La situazione resta molto incerta, sia perchè l’aggravarsi della crisi greca potrebbe generare un effetto di contagio, che annullerebbe qualsiasi programma riformatore sul fisco, sia perchè la stessa maggioranza non gode di ottima salute, divisa sul da farsi e con una frizione evidente tra l’impostazione della politica economica del premier e quella del suo ministro dell’economia.

Tremonti avrebbe aperto alla possibilità di abbassare le tasse, ma il punto essenziale, su cui avrebbe ragione da vendere, sta nel fatto che il calo delle tasse dovrà avvenire tagliando la spesa. Questo, non solo perchè sarebbe impossibile e dannosissimo in una fase come questa tagliare le tasse in deficit, ma anche perchè in sè sarebbe un’operazione inutile, perchè un buco di bilancio dovrebbe in seguito essere risanato aumentando ancora le tasse.

Ma dove prendere i soldi di questa riforma? La risposta non è “politicamente” semplice, anche se i numeri darebbero spazio a manovre di una certa importanza. In Italia, come ha detto lo stesso ministro Tremonti, esistono 471 esenzioni dal fisco, che creano una giungla di regole e un minore introito fiscale per lo stato di 161 miliardi di euro. Ora, senza immaginare di annullare tutte le esenzioni (alcune sarebbero un adempimento ai principi costituzionali), si potrebbe immaginare di fare un’operazione, per cui si taglia un euro di esenzioni, per abbassare un euro di tasse. Questo creerebbe un fisco più razionale e leggero per tutti, riducendo le distorsioni che un abbondante piano di esenzioni fiscali produce sul reddito e sull’economia.

E bisogna solo pensare che tagliando solo del 10% le esenzioni attuali, si ricaverebbero ben 16 miliardi di euro, sufficienti a generare un taglio generoso del fisco, pari all’1% del pil.

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