Recensione 5 (Cinque)

Ispirato ad altre pellicole cinematografiche come “Sleepers” di Barry Levinson o “Romanzo Criminale“, diretto dal regista Francesco Dominedò e interpretato da giovani attori come Matteo Branciamore, noto al pubblico italiano per la serie televisiva “I Cesaroni“, 5 (Cinque) è la storia di un gruppo di adolescenti che a causa di piccoli reati vengono rinchiusi in riformatorio.

Passano gli anni e all’uscita dal carcere, decidono di organizzare la più grande rapina della storia. Il colpo riesce e i “cinque” vengono catapultati in una pericolosa spirale senza fine, fatta di guadagni facili, belle donne e vita da sballo.

La loro nuova realtà, se da una parte è allietata dall’avere tra le mani 5.000.000 di euro in contanti, dall’altra è dominata dallo squallore più totale, da delinquenti di ogni sorta, da panetti di droga facilmente commerciabili e dal costante pigiare il piede sull’acceleratore, perché indietro non si torna e rallentare la velocità non è più possibile.

Ricordatevi i loro nomi, perché sono destinati a diventare leggenda nel brutale mondo della criminalità romana… Manolo la mente del gruppo, Fabrizio, Luigi, Gianni ed Emiliano i suoi compagni “d’avventura”. Cinque protagonisti di una vita al limite, cinque ragazzi sull’orlo di un baratro che non lascia più scampo, cinque esili esistenze travolte dalla mutevolezza degli eventi.

Il mondo che li accoglie è peggio di loro, e presto ne pagheranno le conseguenze. Il loro modo di fare, la loro troppa esuberanza ed intraprendenza avventata nel voler essere migliori degli altri e più forti degli altri, li porterà a scontrarsi con gente spietata, la cui organizzazione è una delle più temibili nel panorama dell’illegalità e della delinquenza… Mettersi contro la mafia russa è un pessimo affare che difficilmente frutterà qualcosa, e i “cinque” dovranno stare molto attenti a non far perdere la pazienza ai veri cattivi…

Al cinema dal 24 giugno 2011.

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