Ma che fine ha fatto l’Idv? Forse è già finita

Le ultime due settimane, quelle a cavallo tra prima e dopo i referendum, hanno rappresentato un punto di novità nel dibattito politico, con cambiamenti evidenti di strategia di comunicazione soprattutto in uno dei protagonisti della stagione politica dal 2008 ad oggi, l’unico vincitore a “sinistra” alle elezioni di tre anni fa, che spazzarono via i partiti di quel centro-sinistra guidato da Prodi: è Antonio Di Pietro. Il mutamento di comunicazione, o almeno il tentativo di cambiare modo di comunicare, parte da qualche giorno prima dei referendum, quando a sorpresa Tonino Di Pietro invitò gli elettori ad andare a votare, non trattandosi di un referendum pro o contro Berlusconi, ma di tematiche ben precise e di importanza pubblica. La sensazione allora fu che si trattasse di una strategia mediatica per non spaventare l’elettorato moderato, raggiungendo così l’obiettivo del quorum. Ma gli eventi del lunedì portano a sconfessare questa tesi. Infatti, quando iniziano ad affluire i dati sui quattro quesiti, saltano all’occhio immediate due cifre: quella del quorum e la valanga di sì in tutti e quattro i quesiti.

Il primo è stato raggiunto, attestandosi al 57% coloro che hanno partecipato al voto; i sì sono stati mediamente il 95%, un successo oltre ogni previsione. Subito, tutti i partiti delle opposizioni, persino il moderato Casini, hanno esultato e invitato Berlusconi a dimettersi, considerando l’esito del voto contrario alla premiership del Cavaliere.

Clamorosamente, gli unici a non associarsi al coro di quanti chiedevano le dimissioni del governo e nuove elezioni anticipate erano proprio Di Pietro e la sua Italia dei Valori, che commentavano il voto, definendo “inappropriato” chiedere che Berlusconi andasse a casa.

Roba da non credere. Ma è stata una mutazione genetica? No, tutt’altro. Di Pietro teme che il suo posto di anti-berlusconiano di ferro, a livello elettorale, gli possa essere scippato da quel Nichi Vendola, che sta ricreando quell’area antagonista a sinistra, la cui scomparsa aveva rappresentato le fortune dell’Idv, negli ultimi tre anni.

Di Pietro si sente sempre più isolato, ormai non è più contemplato quale elemento centrale di un’ipotetica alleanza a sinistra, tanto da avere rispolverato il tentativo (disperato) di riesumare Prodi e il suo Ulivo. Mezzi mollati dal PD, infatti, i dipietristi sentono aria di disfatta, confermata alle urne amministrative e nei sondaggi, cercando di guardare altrove.

Impostazioni privacy