Turchia, tra islam moderato e Occidente

La Turchia ha celebrato da poco le elezioni politiche che hanno visto trionfare il partito islamico-moderato dell’Akp di Recep Tayyip Erdogan, giunto al potere nel 2002 e che da allora ha rivoltato la politica economica e quella estera del suo Paese come un calzino, con indiscussi successi su entrambi i fronti. Se da un punto di vista economico la Turchia ha raggiunto tassi di crescita del 9% all’anno, con una disoccupazione in forte calo e un accresciuto benessere della popolazione, anche nei rapporti internazionali Erdogan ha impresso una svolta non di poco conto. La Turchia è uno stato laico, amico dell’Occidente dal lontano 1923, quando avvenne la celebre rivoluzione di Ataturk, il padre della padria, che laicizzò il Paese, modernizzandolo ed eliminando le asperità religiose di maggiore conflitto con una coesistenza pacifica con l’Occidente. Da allora Ankara è stata caratterizzata da una politica estera molto filo-americana e il rapporto con gli Stati Uniti è venuto sempre prima di tutto. Con l’arrivo di Erdogan al potere, questo dato non è cambiato, ma si è ampliato in un più vasto contesto di relazioni internazionali.

Dal 2002, il solido rapporto tra Turchia e USA non è in discussione, ma il governo di Ankara ha guardato oltre, volendosi confermare quale potenza medio-orientale, improntando le relazioni con gli altri stati islamici a una maggiore apertura e credito reciproco.

Ankara segue Washington, ma non più a prescindere, bensì cercando di rendere compatibili gli obiettivi di una politica filo-USA con gli interessi nazionali e quelli di una potenza in seno al Medio Oriente. Se gli USA detestano l’Iran, iscrivendola nella black list delle potenze canaglie, la Turchia comprende, ma con Teheran intensifica comunque i suoi rapporti, decuplicando l’interscambio commerciale, che passa da un miliardo di dollari del 2002 a 10 miliardi del 2010.

E se l’Europa fa le bizze e frena sull’entrata della Turchia nella UE, Ankara ci resta male, ma non si dispera più come in passato, consapevole che il mondo non si ferma a Bruxelles, con cui semmai bisogna intensificare le relazioni economiche e strategiche.

Per dirla breve, i turchi si sono accorti di essere una popolazione di oltre 80 milioni di abitanti, un’altra Germania del Medio Oriente, con un profilo di stato laico, improntato a istituzioni islamico-moderate, che lo rendono un perfetto interlocutore sia dell’Occidente che del mondo arabo. E con un’economia in pieno boom, il suo ruolo cresce di anno in anno.

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