Lo stato siriano è quasi del tutto sprofondato in un’angosciante guerra civile che vede contrapposti da una parte le truppe del regime di Bashir Assad, dall’altra i manifestanti che fuggono a migliaia dalle violente repressioni dell’esercito. Il caos in questi ultimi giorni si è spostato al confine con la Turchia, nella parte nord-occidentale del Paese. Migliaia di persone, infatti, hanno tentato e continuano a tentare di fuggire dalla Siria al fine di raggiungere la Turchia per ripararsi dalla repressione senza pietà del regime di Damasco. Ad oggi, sarebbero addirittura 12 mila i siriani che si sarebbero ammassati al confine tra i due stati, tra cui circa 1500 sono giunti solo ieri. Da un lato, il premier turco Erdogan, appena riconfermato alla guida del governo nelle elezioni di due settimane fa, starebbe studiando la creazione di una zona cuscinetto in cui possa essere garantita assistenza ai profughi, i quali però così non entrerebbero completamente nel Paese. Dall’altro lato, la situazione si è inasprita con l’arrivo di truppe siriane ai confini con la Turchia, che ha scatenato il panico tra i profughi e nei villaggi frontalieri che temono ritorsioni pesantissime del regime di Assad nei loro confronti.
La crisi umanitaria, solo in parte tamponata grazie all’intervento della mezza luna rossa (corrisponde alla nostra Croce Rossa), si aggiunge alla crisi politica nei rapporti tra il governo di Ankara e quello di Damasco, con il premier turco che ha convocato l’ambasciatore siriano per chiedergli spiegazioni sulle incursioni delle truppe a ridosso dei suoi confini.
Intanto il Consiglio Europeo dovrebbe oggi approvare nuove sanzioni contro una società d’investimento siriana e altre due aziende, accusate di finanziare il brutale regime di Damasco. Altre sanzioni sono state predisposte per tre autorità della Guardia rivoluzionaria iraniana, che avrebbero fornito equipaggiamento alle truppe siriane, utile alla repressione contro i civili.
L’esplosione delle violenze si ha a causa della repressione da parte del regime delle manifestazioni di protesta, che da mesi chiedono riforme politiche ed economiche in nome di una maggiore libertà e democrazia. Dopo false parole di apertura iniziali, Assad ha risposto con massacri che hanno già provocato centinaia di morti e altrettanti feriti.





