I potenti e la paura delle intercettazioni: il Pd in soccorso del Pdl?

Seppure in questi giorni non appaia in piena forma, Silvio Berlusconi ha rispolverato l’antico tormentone sulle intercettazioni telefoniche, al centro (di nuovo) di aspre polemiche a causa dell’inchiesta sulla cosiddetta “P4”. “Non è un paese civile dove non puoi alzare il telefono e parlare liberamente senza veder apparire sui giornali conversazioni senza risvolto penale” ha dichiarato. Esternazioni che accompagnano le omologhe dichiarazioni del ministro Franco Frattini (le cui telefonate col faccendiere Luigi Bisignani stanno circolando) e confermano l’orientamento del governo di approvare una nuova legge in materia, addirittura entro il mese di agosto. “Sarebbe un bell’esempio per il Parlamento che maggioranza e opposizione la concordassero in tempi rapidi visto che c’è una anche proposta interessante della sinistra” ha suggerito il titolare degli Esteri.

Me era stato il ministro della giustizia Angelino Alfano a dare fuoco alle polveri, con frasi durissime che hanno infastidito non poco i magistrati di Napoli, prima richiamando i costi delle intercettazioni (come sempre senza discutere nel merito del come e perchè ci sarebbero tali costi) e poi arrivando a suggerire di procedere contro i giornali che le hanno pubblicate: “Oltre che ad essere sbagliato moralmente è anche un reato da perseguire in base al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale” dice oggi il Guardasigilli. Diversamente da Frattini però, nelle parole di Alfano non si scorge grande margine di mediazione, ma un secco richiamo alla legge scritta “tre anni fa”, insomma proprio quella divenuta nota come “legge bavaglio“.

E così mentre il Pdl fa lo slalom tra l’imbarazzo che proviene dagli articoli di giornale ed il tono serioso da mantenere nella comunicazioni istituzionali, improvvisamente da parte del Pd arriva una apertura, per certi versi inaspettata. E’ il segretario Pierluigi Bersani in persona, alla fine della Direzione del partito, a dichiararsi pronto ad appoggiare una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche non rilevanti penalmente: “La nostra proposta, a firma Casson-Finocchiaro determina meccanismi per cui non vengano divulgate intercettazioni che non ha senso divulgare. Su questa impostazione noi siamo pronti a qualsiasi confronto. Non accetteremmo soluzioni che incidono sulla formazione della prova, e neppure su un bavaglio ai giornalisti. Ci deve essere un discrimine tra le intercettazioni che possono essere utilizzate e altre che vanno distrutte”.

Da Italia dei Valori arriva l’immediato parere contrario: “Nessun bavaglio all’informazione e nessun aiuto ai criminali. I cittadini hanno il diritto di essere informati sulla condotta e sulle malefatte di chi governa” fa sapere il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi.

In margine a tutto ciò, qualcuno avrà notato che “stranamente” non vi sono grandi discussioni nel merito del quadro indecoroso che si è tratteggiato sul conto di diversi personaggi dell’attuale panorama politico (e non solo) e l’opinione dell’uomo della strada a questo punto si identificherà più facilmente con quella di Giovandomenico Lepore, procuratore capo di Napoli, ufficio dove si sta svolgendo l’inchiesta sulla P4.

Intervenendo a “24 Mattino” su Radio 24, il magistrato ha infatti dichiarato: “Quel che mi preoccupa è che ci si sgomenta e si arrabbia per la diffusione delle intercettazioni, ma non per il contenuto delle stesse. Questo è molto grave. Invece di indignarsi per i contenuti si cerca di delegittimare i magistrati dicendo che cerchiamo pubblicità, ma i fatti venuti fuori attraverso le intercettazioni non sono solo gossip, e la legge ci impone di depositare comunque tutti gli atti, con gli allegati”.
Rimane quindi da vedere nei prossimi giorni come reagiranno gli elettori del centrosinistra a questo riposizionamento continuo dei loro politici di riferimento, da quel che si comincia a leggere su Facebook si può già suggerire a Bersani di non essere troppo ottimista.

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