Bossi avvisa Maroni, fuori dal partito chi fa casino

Non potevano essere più esplicite le parole del leader del Carroccio, Umberto Bossi, il quale intervenuto alla festa della Lega a Magenta, ha commentato con queste parole le diatribe interne al partito, riguardo al caso del capogruppo alla Camera dei leghisti, Marco Reguzzoni, da molti osteggiato, in primis dal ministro Maroni: “non ci metto un attimo a chiedere al consiglio federale del partito di fare espellere chi si mette di traverso e fa casino“. Un Bossi infuriato, dunque, per via delle polemiche dentro la Lega, dovute alla crescente insubordinazione di suoi ex fedelissimi, i tre Roberto (Calderoli, Castelli, Maroni), che nelle ultime settimane gli hanno creato più di un problema con il governo e gli alleati, pungolando la sua leadership con proposte e iniziative, che hanno avuto solo l’effetto di creare scompiglio nella maggioranza. La “sparata” più grossa la si deve al ministro Calderoli, il quale in piena campagna elettorale per i ballottaggi alle amministrative, ha annunciato lo spostamento di alcuni ministeri a Milano, giurando che Berlusconi lo aveva promesso.

Da lì, tante grane per il Senatùr, colto di sorpresa, rispetto a una iniziativa, la cui portata non era evidentemente stata compresa, con inevitabili dissensi degli alleati, che non hanno giovato ai fini del voto meneghino.

Subito dopo il voto sui referendum, le dichiarazioni più dure erano giunte da Maroni, il quale, senza coinvolgere alcun membro dell’esecutivo, aveva proposto il ritiro unilaterale dell’Italia dalla guerra in Libia, mandando su tutte le furie il Ministro degli Esteri, Franco Frattini.

Il tentativo di sottrarre consenso e visibilità al leader si è risolto in una brusca frenata di appeal del Carroccio sull’elettorato del nord, con un Bossi sempre più pressato dalla triade e sempre più tentato di mandare tutti a quel Paese. Maroni e quanti dentro la Lega lo seguono parlano di “cerchio magico” per definire la cerchia delle persone vicine al leader, dando una versione dei fatti, per cui la moglie di Bossi deciderebbe con chi il marito dovrebbe parlare e intavolare rapporti politici e con chi no.

Un altro elemento, forse, mirato a mettere in cattiva luce il Senatùr, dandone la descrizione come di un uomo incapace di guidare in autonomia il partito, in balìa dei voleri della consorte.

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