Responsabilità civile dei giudici:”A rischio l’autonomia dei magistrati”

Il Csm, Consiglio Superiore della Magistratura, ha espresso il suo parere (con larga maggioranza) riguardo l’emendamento Pini, che prevede che le toghe siano punibili non solo per dolo o colpa grave ma anche per “manifesta violazione del diritto”. Per il Csm il provvedimento risulta un “rischio” per i “principi di autonomia e indipendenza della magistratura”. Il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo ha dichiarato l’introduzione di “una responsabilità civile dei giudici sostanzialmente senza limiti, in contrasto con l’indipendenza dei giudici e con il diritto dell’Unione Europea, che la impone”. Lupo ha poi continuato: “E’ evidente che un rischio eccessivamente elevato di incorrere in responsabilità civile diretta o indiretta avrebbe un effetto distorsivo sull’operato dei magistrati, i quali potrebbero essere indotti, al fine di sottrarsi alla minaccia della responsabilità, ad adottare, tra più decisioni possibili, quella che consente di ridurre o eliminare il rischio di incorrere in responsabilità, piuttosto che quella maggiormente conferme a giustizia”.

E’ stato poi sottolineato dal Csm come la Corte di giustizia europea non abbia obbligato l’Italia a modificare la legislazione riguardo la disciplina sulla responsabilità dei magistrati, al contrario di quanto è stato sostenuto dai promotori dell’emendamento in questione; l’emendamento istituirebbe in Italia una regolamentazione sui giudici che rappresenterebbe “un inedito nel panorama europeo”.

Nel documento approvato dal plenum del Csm è stato inoltre inserito un riferimento all’articolo 47 della Carta di Nizza. “E’ anomalo e paradossale – ha affermato Lupo – che un adattamento a una legge comunitaria sia invece in contrasto con il diritto dell’Unione europea. Infatti l’articolo 47 della Carta di Nizza impone come garanzia fondamentale l’indipendenza del giudice mentre l’attuale formulazione della norma prevede la responsabilità diretta del giudice senza limiti”. Un voto negativo al parere della maggioranza del Consiglio è stato dato dai membri laici del Pdl: Annibale Marini, Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano e Nicolò Zanon.

Ha parlato anche il vicepresidente Michele Vietti, riguardo il caso papa e l’inchiesta P4. Secondo le accuse Alfonso Papa, deputato del Pdl e magistrato in aspettativa, avrebbe richiesto delle informazioni private sul conto di Vietti, per screditarne la figura. “Rassicuro tutti i colleghi – ha detto Vietti – che mai per mio tramite questa istituzione potrà essere sottoposta a ricatto o intimidazione. Possediamo la forza per rispedire al mittente”.

 

 

 

Impostazioni privacy