Manovra, accordo innervosisce Casini e PD e Di Pietro apre

E’ fin troppo presto per capire cosa e come farà il governo con la manovra finanziaria da 47 miliardi di euro, che si pone l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014, come richiede Bruxelles, allontanando le “locuste della speculazione”, per usare una recente espressione del premier. Le opposizioni ieri si attendevano lo show-down tra Berlusconi e Tremonti, con inevitabili ricadute sulla tenuta del governo. Invece, nulla di questo. La manovra è stata oggetto di discussioni, ma non di scontri e liti, molto meglio del previsto. E se la maggioranza ancora una volta ritrova l’unità, attorno a un obiettivo, a gettarsi nello sconforto sono le varie opposizioni, che orami attendono impazienti la fine del berlusconismo, quasi come un’ossessione. Casini, segretario dell’UDC, parla di irresponsabilità del governo (ma su cosa?), chiedendo un governo di responsabilità nazionale, in cui ci siano tutti dentro, tranne Berlusconi. E che il leader centrista abbia perso il contatto con la realtà politica lo dimostra l’insistenza con cui ogni giorno chiede a piè sospinto le dimissioni del premier, come una campana stonata, ripetendo lo stesso ritornello e ponendosi ai margini del dibattito politico.

Da Bersani, la strategia sarebbe diversa; non si chiedono le dimissioni, ma le elezioni anticipate, che in cuor suo, però, non vuole, anche perchè non si conosce al momento lo stato della coalizione del centro-sinistra, nè un suo programma e il leader.

A sopresa, ma ormai non troppo, apre alla manovra il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, il quale pur criticando l’impianto, non si limita a criticarla, ma a fare proposte, invitando il governo e il suo ministro dell’economia a valutarle, perchè, aggiunge, se si trovasse un punto d’intesa, l’Idv sarebbe pronta a votarla.

Forse, non si arriverà mai a un accordo tra Idv e governo sulla manovra, ma certamente l’idea che Di Pietro abbia scavalcato al centro persino Casini è qualcosa che stuzzica la fantasia di chi segue la politica e potrebbe rappresentare una chiave di svolta, in questi due anni che ci separano da nuove elezioni politiche.

Di certo, l’atteggiamento dei centristi, pronti persino a votare in favore della richiesta di arresto del deputato PDL Papa, non li pone al centro della politica, ma li sta relegando sempre più in posizioni marginale, con una sinistra che ormai non li considera più neanche granchè utili per un’alleanza anti-berlusconiana.

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