Omicidio Rea, c’è un supertestimone

Melania ReaÈ una supertestimone la carta tenuta segreta dagli inquirenti nelle indagini sull’omicidio di Melania Rea, la giovane di Somma Vesuviana il cui corpo è stato ritrovato il 20 aprile in un bosco di Ripe di Civitella massacrato da decine di coltellate. Uno degli elementi più importanti in mano agli inquirenti che hanno indagato per omicidio il marito di Melania, Salvatore Parolisi, è la testimonianza di una trentenne che era presente nel parco giochi di Colle San Marco il 18 aprile dalle ore 14 alle ore 15.30, quando, secondo il racconto dell’indagato, si sono perse le traccie di Melania.

Secondo quanto riporta l’edizione in edicola del settimanale “Oggi”, fonti della Procura avrebbero ammesso l’esistenza di una supertestimone che ha affermato che nell’ora e mezza in cui è stata al parco giochi non ha visto nessuno dei tre componenti la famiglia Parolisi (Salvatore, Melania e la piccola Vittoria). Una testimonianza che smentirebbe la versione data da Parolisi che ha sempre affermato di aver perso di vista la moglie quando lei si è allontanata per andare in bagno, mentre erano nel parco. La testimonianza della donna trova riscontri nelle dichiarazioni di altri testimoni che hanno parlato di una misteriosa figura femminile che si è allontanata dal parco proprio nel giorno della scomparsa di Melania.

Sempre il settimanale “Oggi” riporta un’ulteriore novità sulle indagini che riguarda la telefonata con la quale è stata denunciata la scomparsa della vittima. A farla, secondo le fonti riportate dal settimanale, non sarebbe stato il marito Salvatore ma Giovanna, moglie del titolare del ristorante Cacciatore, a cui il caporale si era rivolto chiedendo una mano per cercare la moglie; solo quando la donna si è vista in difficoltà non sapendo descrivere ai carabinieri Melania, passa il telefono al Parolisi e le ricerche possono prendere il via.

parolisi

Inoltre sempre su “Oggi” è riportato che nel giorno in cui Melania Rea è scomparsa per l’assassino sarebbe stato più facile andare a nascondere il cadavere nel bosco delle Casermette senza essere visto, in quanto la strada tra Ascoli e Teramo, che unisce il bosco delle Casermette e colle San Marco, era chiusa in direzione Teramo e per impedire alle auto di immettersi sulla provinciale, il bivio a 800 metri dal bosco era stato transennato.

 

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