Azienda licenzia solo donne: “Così possono pensare ai figli”

donne“Possono stare a casa a curare i figli”: è l’assurda motivazione data da un’azienda di Inzago (Milano) che, viste le difficoltà economiche, ha deciso di operare alcuni tagli al personale, concentrando i licenziamenti solo sul personale femminile. Una decisione che si scontra in maniera evidente oltre che con la Costituzione anche con la legge 903 del 1977 che sancisce la parità di trattamento tra uomini e donne in tema di lavoro.  “È vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale”; “è vietata qualsiasi discriminazione fra uomini e donne per quanto riguarda l’attribuzione delle qualifiche, delle mansioni e la progressione nella carriera”: sono due stralci della Legge in questione,  una norma che nonostante abbia superato i 30 anni di età è ancora poco rispettata. Provate a chiedere in giro, quanto ragazze, figlie, madri hanno dovuto sopportare nel mondo del lavoro per il solo fatto di essere donne. Difficoltà di assunzione, maggiori possibilità di licenziamenti, necessità di rinunciare a mettere su famiglia, sognare un figlio, pena il rischio di perdere il lavoro.

Ulteriore prova del fatto che la parità dei sessi nel mondo del lavoro in Italia ancora non è stata raggiunta, ci arriva dalla decisione presa dall’azienda Ma-Vib di Inzago: licenziare solo le donne perchè “così possono stare a casa a curare i bambini e poi quello che portano a casa è il secondo stipendio“. Una decisione davvero assurda con una motivazione ancora più incomprensibile che ha fatto scattare la protesta dei sindacati, con la Fiom che si è schierata al fianco delle lavoratrici che oggi hanno scioperato tutte insieme. Non hanno partecipato allo sciopero invece i colleghi maschi che dopo aver preannunciato ieri la loro solidarietà oggi hanno timbrato regolarmente il cartellino.

sciopero

L’azienda, che produce motori elettrici per impianti di condizionamento, con un fatturato annuo di cinque milioni di euro e 30 dipendenti (12 uomini e 18 donne) fino a questo momento era ricorsa solo agli ammortizzatori sociali, dando già un’anticipazione di quello che sarebbe accaduto, mandando in cassa integrazione 14 operati, tra cui un solo uomo. Una scelta che è definita “gravissima” dall’assessore provinciale alle Pari opportunità, Cristina Stancari, secondo cui la decisione dell’azienda “denota una totale mancanza di rispetto e discriminazione nei confronti delle donne”. La stessa Stancari, insieme all’assessore al Lavoro e alla Formazione Paolo Del Nero, hanno convocato le lavoratrici e i sindacati per approfondire la vicenda e hanno chiesto alla Ma-Vib un ripensamento.

 

 

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