Riforma fiscale: incapienti a rischio stangata

Stangare gli incapienti, ovverosia coloro che ogni anno denunciano un’imposta sul reddito delle persone fisiche (irpef) pari a zero euro, equivale a sparare sulla Croce Rossa; a meno che l’incapiente non sia un evasore fiscale, ed allora in tal caso è giusto “bastonarlo” a livello di recupero tasse come si deve. Detto questo, la manovra fiscale che l’attuale Governo in carica intende approntare potrebbe proprio andare a penalizzare quei soggetti che non hanno nulla o quasi a parte qualche euro per sopravvivere, diciamo che, tanto per fissare le idee, prendono dall’Inps, Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, 500 euro al mese di pensione; e fanno i salti mortali!

Se a fronte dell’introduzione delle tre aliquote sull’imposta sul reddito delle persone fisiche, al 20, al 30 ed al 40%, al posto delle cinque attualmente in vigore, l’Iva aumenterà di un punto percentuale, allora 8,5 milioni di contribuenti rientranti nella cosiddetta “no tax area”, verrebbero penalizzati. Al riguardo l’Associazione degli artigiani Cgia di Mestre, sempre attenta a queste evoluzioni, ha effettuato delle stime rilevando nello specifico come, orientativamente, per un pensionato single con un assegno da 500 euro al mese, scatterebbe un aggravio annuo pari a 44 euro.

Mentre il maggiore onere, derivante dall’aumento dell’Iva, a parità di consumi, è pari a 131 euro annui per quella famiglia che ha un reddito di 18 mila euro equamente suddiviso tra marito e moglie, ed un figlio a carico. Di conseguenza, per non stangare clamorosamente i poveri, dovranno essere necessariamente introdotte dal Governo delle misure di compensazione.

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