Tremonti chiede scusa a Brunetta e Renato definisce “stupida” la manovra

Dopo che il video sulla conferenza stampa di due sere fa aveva fatto il giro d’Italia, in cui Tremonti veniva ripreso a dare del “cretino” al suo collega di governo Renato Brunetta, reo di essersi troppo concentrato su aspetti della manovra non di rigore, lo stesso ministro dell’economia è stato costretto a scusarsi con il collega oggetto delle sue critiche poco eleganti. Scuse prontamente accettate da Brunetta, che non si dice offeso per le parole utilizzate dal responsabile di via XX Settembre, ma non per questo il ministro della funzione pubblica ha voluto rimanere zitto. Intervistato da “Repubblica”, Brunetta ha detto che Tremonti, nel chiedergli scusa, gli ha chiarito il motivo del suo nervosismo: Brunetta avrebbe mandato messaggi poco rassicuranti ai mercati, concentrandosi su misure considerati più popolari per gli elettori e gli avrebbe anche spiegato che per lui conterebbero solo i mercati e le loro reazioni. Per questo, Brunetta si dice preoccupato che un ministro dell’economia non senta l’esigenza di rassicurare i cittadini, ma solo i mercati e definisce “stupida” la sua manovra.

Infatti, spiega, la manovra presentata da Tremonti è perfetta nei saldi e nei tempi, ma è stupida nel contenuto e va di certo migliorata. Parole che fanno il paio con quelle utilizzate dallo stesso premier, sempre nell’intervista a “Repubblica” di ieri, quando il presidente del consiglio ha dichiarato che Brunetta parla agli elettori, mentre Tremonti solo ai mercati.

Al di là della gaffe in diretta tv del ministro Tremonti, dovrebbe preoccupare di più il silenzio dell’anima liberale in economia del PDL, che non ha ancora pubblicamente eccepito alcunchè, dinnanzia a misure di salasso contro il risparmio, con la previsione di un super-bollo fino a 380 euro sui depositi titoli.

Insomma, Tremonti starebbe imponendo una tassa patrimoniale, ma senza ricevere alcuna opposizione interna, tranne qualche generico mal di pancia. A questo punto, ci si chiede dove sia finito lo spirito del ’94, quell’ondata liberale che avrebbe ridotto il peso mortale dello stato in economia, facendo sognare di un’Italia più alla portata degli investimenti e con meno tasse.

Ci si chiede che fine abbiano fatto nel PDL coloro che hanno sempre promesso di non volere mai mettere le mani in tasca al cittadino. Tremonti le mani in tasca agli altri le ha messe e come. Ricorda tanto la tassa sui risparmi di Amato del ’92.

 

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