Via le province, ora il Palazzo ci ripensa?

Tre giorni fa l‘ennesimo voto della casta, pronta a tagliare sprechi e privilegi altrui, ma mai mettendo le mani in tasca a se stessa. Alla Camera veniva bocciata la proposta di legge, presentata da Di Pietro, per abolire le province italiane, con l’astensione del PD e il voto contrario della maggioranza. Ma la casta, chiusa nel Palazzo, non aveva previsto l’ondata di indignazione nel Paese, forse dimenticando che questo è il Paese in cui un’intera classe politica è stata spazzata via venti anni fa dal grido di “ladri, ladri”, nelle strade e piazze italiane. Per questo, appena la classe dei politicanti allo sbando ha annusato aria di protesta, ha cercato di tranquillizzare l’opinione pubblica, promettendo da una parte e dall’altra di fare qualcosa per tagliare effettivamente i costi della politica. La confusione più grande è nel PD, dilaniato da liti tra il segretario Bersani e il suo predecessore Veltroni, il quale cavalca il tema per allargare il suo consenso tra la base. E se da una parte, nel Partito Democratico, si parla di taglio tout court delle province, dall’altra si indica la strada di un taglio deciso ai costi della politica, ma senza confondere queste spese con le istituzioni. Un modo come un altro per dire che non se ne fa nulla.

Dall’altra parte della casta, nella maggioranza, la novità è che la Lega ora apre a un’ipotesi di sfoltire il numero delle province e dalle parti del Carroccio vengono lanciate le proposte di un numero minimo di 300 mila abitanti per provincia o di almeno 3 mila chilometri quadrati.

Il PDL, contestato come il PD dalla base dei suoi elettori, riscopre la voglia di tagliare i costi della casta e il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, dichiara di essere favorevole a un’abrogazione totale delle province e al dimezzamento del numero dei parlamentari.

Certo, alla fine difficilmente la casta esaudirà il desiderio di Gasparri ma intanto un quotidiano come “Il Tempo”, vicino alle posizioni del Popolo della Libertà, in polemica soprattutto con esso, ha deciso di lanciare una raccolta di firme per un’iniziativa popolare a sostegno dell’abrogazione delle inutili province italiane.

E anche Fli intende raccogliere le firme per un referendum abrogativo. D’altronde, non avendo consiglieri provinciali, se non qualcuno, vuoi vedere che lo fanno davvero?

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