Tempo scaduto, dopo la manovra Silvio cacci Tremonti

La bufera che si è abbattuta sui mercati finanziari italiani, con l’esplosione dei rendimenti sui titoli di stato poliennali, ha reso evidente che per motivi di saggezza al più presto deve essere approvata la manovra finanziaria di quasi 50 miliardi in tre anni, anche se con i correttivi di cui parlava il premier, a parità di saldi. Ma subito dopo l’approvazione della manovra, prima ancora che giunga settembre e con esso le nuove scadenze, sul fronte della manutenzione dei conti pubblici, Berlusconi ha il dovere politico e morale, se ancora vuole essere considerato un leader credibile, di licenziare subito Tremonti e di sostituirlo, magari con una personalità di spicco, che riesca a contemperare le esigenze di rasserenamento dei mercati con quelle di consenso per le persone in carne e ossa; ma la cacciata di Tremonti, il Gordon Brown in salsa italiana, non è più rinviabile e ogni giorno che questo ministro dell’economia rimane al suo posto il governo perde consenso e senso di unità. A fare il ministro dell’economia non sono capaci tutti, questo è vero. Ci vuole conoscenza dell’economia, dei conti pubblici, dei mercati e delle loro reazioni, ma anche polso e tanta capacità di dire no, perchè l’assalto ai cordoni della borsa è un fatto consueto, specie in un Paese clientelare e spendaccione come l’Italia. Ma il ministro dell’economia non è un soggetto avulso dalla dimensione politica, perchè decide i destini della politica stessa. E Tremonti, pur godendo di tutte le qualità appena esposte, è privo di una dimensione umana, sociale. E’ a dir poco scontroso, altezzoso, non ha alcun contatto con la gente, se non con le platee istituzionalmente obbligate ad ascoltare le sue invettive anti-mercato, che in sette anni di sua guida al dicastero dell’economia non hanno portato a un bel nulla.

Per ribadire quanto affermato dallo stesso premier, egli non sa fare gioco di squadra. E’ un autistico delle istituzioni italiane, non in grado di instaurare alcun dibattito con chicchessia e incapace di porsi alla guida anche di quanti potrebbero pensarla come lui.

Su di Silvio ricadrà la storica responsabilità di avergli dato uno spazio eccessivo che non meritava, perchè al netto della tenuta ordinata dei conti in piena crisi non c’è alcuna argomentazione che vada in favore di Tremonti come ministro dell’economia.

Un Tremonti fuori dal governo non sarebbe un pericolo per nessuno, perchè non sarebbe in grado di aggregare neanche la famiglia attorno alla sua personalità spigolosa e alquanto irritante. Neanche la Lega, nei fatti, lo considera più necessario. Silvio lo cacci, la speculazione non potrà che fare il suo corso per qualche giorno, ma sarà come una schiuma, che scivolerà con le ore e con l’arrivo, si spera, di gente ben più capace del predecessore. Lorenzo Bini Smaghi attende!

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