1 anno in meno per diventare medici

Buone notizie per i futuri medici. Il piano Fazio-Gelmini prevede la riduzione di un anno del lunghissimo percorso di studi obbligatorio per chi studia oggi medicina. Il Ministro della Sanità e quello dell’Istruzione stanno concertando insieme questa riduzione, che non si sa ancora se coinvolgerà il percorso di laurea o la specializzazione, con quest’ultima opzione data ad oggi però come stra-favorita. Anzi Fazio si dice sicuro della scelta di questa seconda via dichiarando: “Porteremo a quattro anni le specializzazioni che ora sono di cinque, importando il modello europeo e rimanendo nei suoi limiti. In pratica, dove in Europa le specializzazioni sono inferiori ai cinque anni lo saranno anche in Italia”. E sulla riduzione anche dei corsi di laurea base, questa sempre l’idea di Ferruccio Fazio: “Più difficile, ma possibile: si potrebbe incorporare nell’ambito dei sei anni quello dell’esame di Stato. Se invece vogliamo andare ancora oltre nella riduzione del curriculum formativo dei nostri studenti, credo che pure questo sia fattibile, ma una riforma del genere potrebbe richiedere maggior tempo”.

La conferma della scelta possibile di una riduzione che parta dai percorsi specialistici arriva dallo stesso Rettore dell’Università La Sapienza, Luigi Frati, con il conseguente aumento dei posti disponibili per gli specializzandi, da 5000 a 6000 l’anno, e da Rocco Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, che però vuole vigilare a che tale riforma non sia costruita soltanto per aumentare il numero dei laureati italiani dei prossimi anni.

In conclusione quindi, le scuole di specializzazione mediche dureranno 4 anni, contro i 5 di quelle chirurgiche.

Più cauti e meno entusiasti appaiono invece il Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), Andrea Lenzi, ed il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, che ricordano come una formazione di circa 12-13 anni vada per forza alleggerita, ma in modo intelligente e tale da renderla sempre più professionalizzante, anche attraverso un contatto diretto ed anticipato tra i giovani medici e le strutture ospedaliere.

 

 

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