Focus sull’opera Le Violon d’Ingres di Man Ray

“E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, strumenti
diversi
sotto innumerevoli dita…”

Sembrano ispirati all’opera di Man Ray, “Le Violon d’Ingres”, questi versi che Gabriele D’Annunzio  ha scritto per la sua “La pioggia nel pineto”. A posare per l’obiettivo del fotografo surrealista è Alice Prin, più conosciuta con lo pseudonimo di Kiki de Montparnasse, ragazza che cantava e frequentava i circoli artistici dell’epoca, e diventerà anche amante di Man Ray.

Nell’opera (datata 1924) c’è in primo piano tutto il gusto del fotografo per il surrealismo: nel bianco e nero spiccano sulla schiena della donna i caratteristici segni ad effe che accomunano la famiglia degli archi (ma fanno bella mostra di sé anche in certe chitarre), dal violino al contrabbasso. Sono il segno di un vuoto? Soltanto un vezzo estetico?

Il particolare è secondario, perchè quello che rimane fuor di dubbio è la sensualità che “Le violon d’Ingres” esprime, che fa il paio con i versi di D’Annunzio prima richiamati e anche con una felice intuizione del filosofo Kierkegaard,  per cui soltanto la musica può esprimere in modo adeguato l’erotismo immediato, la “genialità sensuale”.

Man Ray ha ripreso per l’indovinato titolo un detto molto in voga nella Parigi dell’epoca: “le violon d’Ingres” era un’espressione che veniva utilizzata per indicare un hobby. Ad esempio avrei potuto dire che collezionare francobolli o leggere è un mio Violon d’Ingres. Man Ray voleva usare un po’ di ironia, e dichiarare con quest’opera il suo hobby per la fotografia; sembra infatti che spesso parlasse della fotografia in questi termini. Niente male la sua carriera, per essere solo un hobby!

Ma ci sono anche un’allusione e un piano di lettura più sottili: il violon d’Ingres in questione potrebbe essere la sua Kiki (allargando idealmente il campo alla figura della donna), e dunque l’amore, l’erotismo. Lo strumento che si cela dietro le effe potrebbe essere proprio la cosiddetta viola d’amore, ma anche questo è un particolare secondario: gli archi si fanno tutti notare per la loro eleganza ed estetica. E poi la musica è la più erotica delle arti.

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