Manovra, Tremonti annuncia tagli agevolazioni fiscali

 Ieri, la manovra finanziaria è stata approvata al Senato, in tempi record e oggi sarà il turno della Camera, che in meno di 24 ore si troverà a dare il suo via libera al provvedimento di riordino dei conti pubblici, spalmato sul triennio 2012-2014. Rispetto alle misure varate dal governo, ci sono alcune novità importanti, una delle quali riguarda il taglio alla giungla delle agevolazioni fiscali, a partire dal 2013, quando ci sarà una sforbiciata del 5%, per arrivare al 20% nel 2014. 

Poichè le 461 agevolazioni del fisco costano ogni anno allo stato qualcosa come 161 miliardi di euro, il taglio lineare delle agevolazioni darebbe maggiori introiti per 32 miliardi, nel 2014. 

Quella seguita da Tremonti è una strada giusta, ma percorsa solo a metà. Le agevolazioni fiscali, infatti, sono un vantaggio per chi ne beneficia, ma creano distorsioni in favore di alcune componenti di reddito, nonchè gravando sul carico fiscale, rischiano di tenere alte le aliquote nominali dell’Irpef.

Un’operazione di riordino del fisco dovrebbe passare dall’eliminazione di alcune agevolazioni, che si tramutano in benefici solo per qualche categoria o impresa, il taglio magari paraziale di altre, con la finalità, però, di abbassare le aliquote, portando a una diminuzione complessivo della pressione fiscale, con un sistema di tassazione meno schizzofrenico ed efficiente.

Ora, il ministro Tremonti sta tagliando le agevolazioni fiscali, ma senza indicare la prospettiva almeno in parte di un taglio delle aliquote. Detto in altri termini, in questo modo aumenterà il carico fiscale sulle famiglie, mentre l’operazione dovrebbe andare nel senso opposto, pur senza intaccare i saldi di bilancio.

Pensate, che solo tagliando il 30% della boscaglia agevolativa, si otterrebbe la diminuzione di un punto del rapporto tra deficit e pil e una riforma molto seria delle tasse, con un loro calo forte sui redditi da lavoro. Questo forse Tremonti non lo farà mai. Anche per questa ragione, è bene che, approvata la manovra, il ministro lasci il posto a chi ha idee di più ampio respiro, rispetto alla sua mentalità di pura ragioneria.

 

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