ReWalk, il robot che ti aiuta a camminare

Hai perso l’uso delle gambe? Non riesci più a camminare a causa di una malattia genetica o di un brutto incidente? Da oggi può aiutarti un ottimo compagno di riabilitazione: non si tratta di un infermiere o di un fisioterapeuta, è il nuovo robot di ultima generazione il “ReWalk“!

Si tratta di un robot basato sul prototipo di un esoscheletro che permetterà di camminare a chi ha perso l’uso delle gambe. Progettato da un ingegnere israeliano, messo a disposizione per l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Santa Marinella (Roma), il robot ReWalk rappresenta una vera e propria svolta per chi ha subito un incidente o per chi ha una patologia genetica degenerativa grave. Grazie a questo robotino sarà possibile ritornare a camminare. Il ReWalk è dotato di un esoschelestro esterno adatto per sostenere il corpo, con un sistema motorizzato per le giunture, sensori e sistema di controllo computerizzato da gestire attreverso un pratico zainetto. Lo zainetto wireless è la centrale di comando del robot e permette di selezionare l’attività da svolgere: camminare, correre, saltare, ecc…

Il ReWalk, il robot che aiuta a ritrovare la gioia di camminare a pazienti malati, è stato inaugurato nella giornata di ieri a pochi chilometri dalla capitale, nel Laboratorio di robotica di Santa Marinella. Qui, medici, infermieri, tecnici, riabilitatori ed ingegneri studiano presidi e strumenti nuovi per rifornire ai pazienti la possibilità di camminare. Il progetto è stato svolto in collaborazione dal Dipartimento di Meccanica ed Aeronautica dell’Università “La Sapienza” di Roma ed il Massachussetts Institute of Technology di Boston. Questo metodo, che permette di camminare radiocomandando le gambe attraverso uno zainetto sarà anche più accettato dai bambini, che lo prenderanno come un gioco ed al tempo stesso recupereranno la gioia di camminare. Nonostante tutti i traguardi raggiunti, il cammino è ancora lungo. La tecnologia ReWalk deve ancora essere sperimentata per garantire la massima riuscita a tutti i pazienti che non riescono a camminare. Le speranze sono tutte per la ricerca.

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