Fini, storia di un anno di fallimenti

Un anno fa, a luglio, esattamente in questa settimana, iniziava lo strappo ufficiale di Fini, che incontrando il Presidente del Consiglio, lo minacciava di creare gruppi autonomi alla Camera e al Senato, se fossero stati adottati provvedimenti disciplinari contro i suoi uomini di fiducia: Bocchino, Briguglio e Granata.

L’occasione dell’ennesima furibonda polemica nel PDL era stata la manifestazione del 19 luglio a Palermo, in memoria del giudice Paolo Borsellino, da dove Granata aveva tuonato contro presunti colleghi del PDL, che oggi starebbero dalla parte di chi ha ucciso Borsellino. Inaccettabile per qualsiasi partito, anche dalla dialettica più democratica possibile. Volutamente esplosiva, quella dichiarazione, al fine di fare saltare il banco. E il banco saltò. A fine luglio, in una concitata riunione dei vertici PDL, si censuravano le parole di Fini e dei suoi tre uomini, i quali un secondo dopo lasciavano il PDL per fondare gruppi autonomi alla Camera e al Senato. Nasceva Fli, che tutti giuravano essere una gamba del centro-destra, la terza, dopo PDL e Lega. Nessun tentativo di mettere in crisi il governo, anzi sarebbe stato un rinvigorente. Poi, arrivò Mirabello, agli inizi di settembre e i toni di Fini divennero ultimativi. A fine settembre Fli pretese un voto di fiducia dell’esecutivo su un piano presentato per rilanciare l’azione di governo e maggioranza. Il piano e la fiducia furono approvati e sembrò che le tensioni fossero destinate, quanto meno, ad essere un pò sopite.

Ma ancora una volta tutto cambia e senza alcuna spiegazione. Fli diventa non più un gruppo solo, ma un partito, del tutto autonomo dal PDL, ma ancora giura fedeltà all’alleanza. A novembre, però, Fli annuncia: non facciamo più parte di questa maggioranza, Berlusconi si dimetta e crei un nuovo esecutivo.

La prova di forza fu prevista per il fatidico 14 dicembre e all’avvicinarsi di quella data Fli raggiunse il suo massimo splendore: 38 deputati e 10 senatori. Le prospettive erano molto incoraggianti, con una fuga incessante di parlamentari dal PDL, in vista di una possibile epopea finiana.

Ma Fini perde la partita del 14 dicembre e Berlusconi la vince, ancora una volta. Da lì, per il presidente della Camera, solo il diluvio. A gennaio il congresso di Fli cristallizza le divisioni interne, i malumori. La coesione scricchiola; va via Luca Barbareschi, fido uomo finiano, inizia un contro-esodo continuo, fino ai giorni nostri, con una fuga di massa ai livelli periferici. I parlamentari oggi sono 32, al Senato non esiste più il gruppo, essendo i componenti Fli solo 6. Fini politicamente non esiste. Quali che siano gli scenari ipotizzati, il suo nome non compare. Ne valeva la pena?

 

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