Papa dentro, Tedesco fuori, esito a sorpresa per gli arresti e i nervi saltano

Atteggiamenti diversi, destini diversi. Con voto segreto la Camera dei Deputati ha approvato l’arresto di Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta P4, mentre il Senato della Repubblica ha detto “no” ai domiciliari chiesti per Alberto Tedesco nell’indagine sullo scandalo sanità in Puglia. Mentre Papa fino all’ultimo si è dichiarato innocente ed ha fatto sapere che si considererà “prigioniero politico”, Tedesco aveva chiesto di approvare il suo arresto “per non intralciare il lavoro della magistratura”. Il premier Silvio Berlusconi, che attualmente viene descritto come “furioso” per l’esito della votazione, aveva in precedenza richiamato alla necessità di fermare “l’escalation di arresti” che sta investendo il quadro politico: “Quando una persona si dimette ed è disponibile a collaborare con i magistrati non la si può arrestare, altrimenti torniamo al clima del ’92“, aveva dichiarato.

Alla Camera la richiesta contro il deputato del Pdl è passata con 319 voti a favore e 293 contrari: a favore si erano dichiarati i gruppi Pd, Terzo Polo, Idv e Lega, contro il Pdl e i Responsabili, e nonostante il voto segreto (che preoccupava i favorevoli all’esecuzione della misura disposta dalla Procura di Napoli) è emerso un comportamento sostanzialmente coerente con quanto espresso dai capigruppo.

Al Senato invece lo scenario è stato diverso, con 127 sì, 151 no e 11 astenuti non è passata la richiesta contro il senatore Tedesco, ex-Pd ora nel gruppo Misto, per fatti riguardanti il periodo in cui era assessore regionale alla sanità della giunta Vendola. Oltre allo stesso Tedesco, avevano dichiarato voto favorevole i gruppi del Pd, dell’Idv, del Terzo polo e della Lega, da notare che l’assemblea si è espressa nel merito senza aver avuto (a differenza della Camera) un parere dalla Giunta delle immunità, non essendo pervenuto nei termini previsti.

Se il risultato del voto alla Camera era già nell’aria, ed era stato oggetto di polemiche abbastanza palesi, con Dario Franceschini che in mattinata aveva gettato ombre sull’affidabilità delle dichiarazioni di voto leghiste, paventando un “baratto” con il decreto sui rifiuti, quello del Senato sembra aver sorpreso un pò tutti, ed il clima già teso ha rischiato di precipitare. Accenni di zuffa tra Enzo D’Anna del Pdl e Angelo Cera dell’Udc, con il primo che avrebbe gridato verso il secondo, chiedendo in maniera polemica come comportarsi in caso di richiesta d’arresto per “il Cesa che appare nelle carte“. E’ dovuto intervenire Pier Ferdinando Casini a portar via il deputato Udc prima che si arrivasse alle mani.

Poco distante, animata discussione sfociata in litigio tra esponenti di maggioranza ed opposizione che si incolpavano a vicenda della responsabilità di aver fatto respingere la richiesta del Gip di Bari contro Tedesco: Paolo Giaretta del Pd è intervenuto in difesa della collega Albertina Soliani mentre Domenico Gramazio del Pdl lo avrebbe insultato ed aggredito fisicamente. Solo l’intervento di altri deputati, commessi e giornalisti è riuscito a separare i tre.

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