Fini senza contegno, Maroni premier e governo con PD

Il presidente della Camera è sempre più fazioso e parziale, con buona pace per il rispetto dell’istituzione che rappresenta. Intervistato da “Repubblica”, Gianfranco Fini dimentica per l’ennesima volta di essere a capo della Camera e indossa i panni dell’uomo guida di Fli, il partitino abortito sul nascere, che ogni giorno registra dimissioni e fuga verso altri lidi dei suoi personaggi anche più importanti. E sarà proprio perchè rosica dalla rabbia di essere stato mollato da tutti, di avere perso la sua sfida con il Cav, di essere derubricato alle cronache di secondo ordine della politica italiana, che egli rinnova il suo astio viscerale verso il premier.

Secondo Fini, infatti, Berlusconi dovrebbe lasciare il suo incarico al più presto e la guida del governo dovrebbe andare a un uomo responsabile, come il ministro dell’interno, Roberto Maroni. Se così fosse, aggiunge, il Terzo Polo e il PD lo sosterrebbero. Curiosità: ormai Fini non parla solo per conto del Terzo Polo, formazione famigeratamente inesistente, ma anche per i Democratici. E, tuttavia, gli è andata male anche questa volta, dato che da destra e da sinistra piovono prese di distanze e “no, grazie”. Il primo comunicato in tal senso è dello stesso PD, che si dice interessato a un’ipotesi che cacci il presidente del consiglio, ma ribadisce che il partito non sosterrebbe comunque un Maroni premier. Primo autogol.

Passiamo al secondo. Maroni, il diretto interessato, ha declinato l’invito, dicendosi fedele all’alleanza e alla premiership di Berlusconi. Parole dovute, qualcuno direbbe. Ma da tutta la Lega si registra una presa di posizione in difesa di questo governo, a cui viene rinnovata lealtà.

Insomma, Fini, accecato dall’odio contro il premier, neanche stavolta ha smosso alcunchè. I suoi inviti sono piuttosto colti come segno di cattivo auspicio, dato che tutto ciò che ha creato negli ultimi quindici anni è stato destinato a fare una fine rovinosa. Dall’esperienza dell’elefantino in poi (il nuovo simbolo di AN per le elezioni europee del 1999 con Mario Segni), l’attuale presidente della Camera non ha dimostrato alcuna lucidità nelle sue improvvide costruzioni anti-berlusconiane, perchè frutto non già di ragionamento politico, bensì di acredine personale. Si rassegni. E’ già passato alla storia come perdente.

 

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