I centri di accoglienza come lager, denuncia di numerosi parlamentari

Una mobilitazione senza precedenti denominata “LasciateCIEntrare“, con la partecipazione di numerosi parlamentari e manifestazioni nei pressi dei 13 centri di accoglienza dislocati in tutta Italia contro la “censura” imposta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni che li ha resi “off limits” anche alla stampa. Ne esce fuori un quadro desolante che tratteggia i cosiddetti “Cie” (Centri di identificazione e di espulsione) come dei luoghi di detenzione peggiori delle carceri, nonostante all’interno vi siano individui che non hanno commesso reati. In sostegno del cambiamento della legge Bossi-Fini sull’immigrazione si sono schierati parlamentari di diverso orientamento politico, dal Pd all’Idv e Fli. A Ponte Galeria l’intervento più significativo, con sei deputati entrati a controllare le condizioni della struttura, senza purtroppo potersi far accompagnare dai media, a cui la prefettura ha vietato l’ingresso. Ecco che quindi un gruppo di immigrati reclusi è riuscito a salire sul tetto del Cie gridando aiuto all’indirizzo dei giornalisti in attesa fuori dal cancello, sventolando un lenzuolo con scritto “Libertà”.

Livia Turco, autrice della legge che istituì i Centri di permanenza temporanea (Cpt) spiega la differenza con gli attuali Cie: “…nei Cpt si stava 30 giorni e il meccanismo di espulsione era diverso, un’espulsione amministrativa e non l’accompagnamento coatto alla frontiera com’è nella Bossi-Fini e non esisteva il reato di immigrazione clandestina. Ora siamo di fronte a inutili strutture detentive”.

Un lungo elenco di violazioni dei diritti umani che si compirebbero nei Centri sarà oggetto di numerose interrogazioni parlamentari e secondo l’On. Francesco Pardi di Italia dei valori, il 60% dei reclusi è passato prima dal carcere e sconta nei Cie una pena aggiuntiva perché “in carcere non è stato identificato, i consolati non rispondono e le persone restano sospese” ha concluso. I deputati deplorano come “vergognoso” il progetto di estensione a 18 mesi della detenzione nei Cie, in attesa di in Senato. Storie allucinanti si stanno raccogliendo in queste ispezioni a sorpresa, tantissime persone che si accalcano sui politici in visita cercando di raccontare la loro triste storia di “accoglienza” infinita quanto sommaria; terribile ad esempio la situazione a Bari Palese, dove è rinchiuso nel Cie anche un gruppo di tunisini che chiede asilo politico e che in realtà dovrebbe essere ospitato in una struttura adeguata all’esigenza di protezione di chi fugge da persecuzioni nel proprio paese d’origine. Come spiega Dario Ginefra, parlamentare Pd, la situazione è ben diversa: “Metà della struttura è inagibile, la videosorveglianza è saltata e per questo ci sono di stanza uomini del Battaglione San Marco, ne chiediamo la chiusura”.

Mentre arriva anche la notizia che il commissario Ue agli affari interni, Cecilia Malmstroem, bacchetta Italia e Francia sulla questione immigrazione, affermando che non vi è stato il “pieno rispetto dello spirito delle regole di Schengen“, nasce spontanea una domanda al ministro Maroni: perchè mai rendere inaccessibli questi centri agli operatori della stampa?

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