La diversità del PD? Prende soldi pure dai manager nominati

Incredibile ma vero. Oggi il quotidiano “Libero” rivela alcuni aspetti incredibili sulle modalità di finanziamento del Partito Democratico, a conferma della diversità della sinistra italiana rispetto agli altri, ma in senso persino più immorale. Come è noto infatti alcuni partiti italiani, soprattutto di sinistra, impongono ai suoi eletti (deputati, consiglieri regionali, provinciali, etc.) un contributo obbligatorio, da versare mensilmente, in percentuale dell’emolumento percepito dalla carica ricoperta. Sin qui, nulla di male. Anzi, è un metodo persino sano e condivisibile di finanziamento delle spese del partito.

Ma andando a spulciare i documenti finanziari del PD, si scopre che tale tassa viene imposta persino sui manager pubblici, che ricoprono tale ruolo grazie alla nomina del partito, in sede comunale, provinciale, regionale o nazionale.

La percentuale varia dall’8% al 30% dello stipendio percepito, a secondo della zona e del tariffario stabilito. Un fatto, se fosse confermato, di una gravità inaudita, perchè si configurerebbe quale sorta di tangenti, che gli amministratori pubblici dovrebbero pagare per accedere a determinate cariche. Il tutto, come sempre, a spese del cittadino, chiamato a finanziare il partito una seconda volta, attraverso il pagamento dello stipendio dei manager pubblici, comprensivo del contributo “obbligatorio” da versare al PD. Esiste persino una data ultima per pagare: il 31 luglio. Chi non avrà regolato la propria posizione entro questa data, alla fine della sua carica, non può essere nominato ancora dal PD, per i livelli di competenza di quest’ultimo. Quindi, se qualche manager già nominato grazie alla sinistra a una qualche carica stesse leggendo questo articolo, sappia che ha ancora pochi giorni di tempo per mettersi in regola con i pagamenti.

Ironia a parte, stupisce che questi atti, che un quotidiano ha potuto facilmente esaminare, essendo pubblici e alla luce del sole, non destino alcuna preoccupazione nella magistratura inquirente, perchè è evidente che siamo dinnanzi alla forma più ufficiale e spudorata di lottizzazione delle cariche pubbliche e ai criteri più beffardi per il cittadino di nomina degli amministratori locali e non.

Nessuno vuole fare del moralismo, perchè la questione del finanziamento alla politica, per quanto poco popolare sia, esiste e va affrontata in modo serio. Di certo, però, da oggi Bersani avrà ancora meno argomenti per potersi ergere a moralizzatore di una casta a cui appartiene a pieno titolo e avendo acquisito tutti i relativi scatti di carriera.

 

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