Caso Penati (PD), Pasini conferma accuse di tangenti a ex DS

Le indagini su un presunto giro di corruzione ai danni di imprenditori operanti nella zona di Sesto San Giovanni ai primi anni 2000 continuano e le nuove rivelazioni degli accusatori non aggiungono nulla di nuovo, quanto a elementi per la stampa, ma vanno tutte nella direzione di una conferma dell’impianto accusatorio, che vede l’ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati, al centro di situazioni molto gravi. Nei verbali dell’interrogatorio all’imprenditore Giuseppe Pasini, si legge che quest’ultimo abbia ribadito con forza di aver pagato una somma di 2o miliardi della vecchie lire, dall’anno 2000 in poi, tramite un conto all’estero intestato a Di Caterina, che avrebbe fatto da tramite per le mazzette che sarebbero poi finite nelle mani dei vertici degli ex DS, il partito di Penati.

Così, infatti, era stato richiesto a Pasini, quando chiese all’allora sindaco di Sesto San Giovanni (Penati), se avrebbe potuto acquistare le aree dell’ex Falck, nell’Alto Milanese. Penati gli avrebbe risposto che la condizione “sine qua non” per acquistare quelle aree sarebbe stata di pagare qualcosa al partito, che fu quantificato prontamente in 20 miliardi di lire in cinque tranche da quattro miliardi ciascuna. I soldi sarebbero stati accreditati su conti esteri (Svizzera e Lussemburgo), per poi tornare in Italia, tramite altri soggetti.

E stamattina il Consiglio Regionale della Lombardia ha votato all’unanimità in favore delle dimissioni di Penati dalla carica di vice-presidente. Tuttavia Penati non ha rassegnato le dimissioni dalla carica di consigliere regionale, dimostrando ancora una volta il doppio volto di un PD, dal viso feroce con gli avversari sfiorati da inchieste giudiziarie, ma molto più sensibile alle ragioni della prudenza quando tali inchieste riguardano suoi uomini. Ieri il segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha minacciato querele contro tutti i quotidiani che dovessero parlare di presunti giri di corruzione del suo partito. Il riferimento era molto direttamente legato a un’inchiesta di “Libero”, che dimostrava come il PD pretenda dazioni di denaro persino dai manager nominati dal partito negli enti locali e nazionali.

La segreteria centrale è in evidente difficoltà, dopo che in una sola settimana sono esplosi il caso Penati prima e quello del senatore Tedesco poi. Quest’ultimo ha già lasciato il PD, in contrasto con la linea, che definisce “giustizialista”, dei vertici nazionali.

 

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