Live: The Thermals & Dirty Beaches @ Radar Festival, Padova – 3 Agosto 2011

I Thermals sono diventati un’istituzione dell’indie rock americano: dopo 5 album e innumerevoli concerti in tutto il mondo, il trio guidato da Hutch Harris e Kathy Foster è ormai un nome conosciuto a livello internazionale. Ce ne siamo accorti in occasione del concerto padovano del gruppo di Portland, che ha richiamato un pubblico molto più ampio rispetto agli altri eventi finora proposti dal Radar Festival.

Ma andiamo con ordine: ad aprire la serata ci ha pensato Alex Zhang Hungtai, leader del progetto Dirty Beaches, che è salito sul palco in completa solitudine per proporre le sue inquietanti ballate lo-fi. Sguardo torvo, ciuffo alla James Dean e urla indemoniate: non esattamente il compagno ideale per il divertente pop-punk dei Thermals, tanto che il pubblico rimane abbastanza freddo, anche quando il musicista canadese si aggira minacciosamente tra gli spettatori. Sul finale un paio di brani più melodici rasserenano il clima, ma la sua performance trasmette disagio senza offrire alcun tipo di catarsi.

Pochi minuti dopo i Thermals sono già sul palco: dal momento in cui attaccano con “Your Love Is So Strong” (dall’ultimo album Personal Life) l’atmosfera si rilassa notevolmente, e qualcuno tra il pubblico inizia timidamente a ballare.

I Thermals dal vivo non vanno decisamente per il sottile: i loro brani senza fronzoli vengono riproposti con minime variazioni rispetto ai dischi, con il rischio (per chi non li conosce già) di risultare un po’ ripetitivi.  La sezione ritmica composta da Kathy Foster e Westin Glass ruba subito la scena con il suo stile semplice ma efficace, mentre Hutch Harris si limita a colorare i brani qui e là con voce (purtroppo quasi sepolta dalla pessima acustica del locale) e chitarra.

I brani si susseguono velocemente, con solo un paio di “grazie” sussurrati tra un pezzo e l’altro: a fare la parte del leone le canzoni tratte dal terzo disco The Body, The Blood, The Machine (“Here’s Your Future”, “I Might Need You To Kill”, “Returning to the Fold”), ma vengono ripescati anche i cavalli di battaglia dei primi due dischi (“No Culture Icons”, “It’s Trivia”, “How We Know”). Gran finale con “Now We Can See” e “A Pillar of Salt”, che finalmente convincono gran parte del compostissimo pubblico a lasciarsi andare.

Tutto sommato, un concerto abbastanza di routine per la band americana: nonostante sul palco l’impegno sia stato massimo, l’energia del trio non si è riuscita a trasmettere alla platea, che per la maggior parte dello show è rimasta timidamente a distanza di sicurezza dal palco. Errore fatale per un gruppo come i Thermals, che propongono musica da apprezzare più a livello instintivo che cerebrale.

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