Almeno tu nell’universo – Recensione

Dicono che il “Grande Amore” sia capace di compiere miracoli, che questo sentimento così speciale e puro, abbia il potere di cambiare la vita delle persone rendendole migliori… Sarà vero? A giudicare dai personaggi di questo semplice ma struggente e romantico film, sembra proprio che la freccia di Cupido abbia colpito dritto al cuore, stravolgendo positivamente le loro esistenze.

Intendiamoci, non è una pellicola da Oscar, ma nell’insieme si può guardare. “Almeno tu nell’universo” è l’opera prima di un giovane regista ventenne di nome Andrea Biglione, che sfrutta con un certo savoir faire una meravigliosa colonna sonora, arricchita dalla splendida canzone dell’indimenticabile Mia Martini.

I giovani attori protagonisti sono tutti reduci, di precedenti analoghe esperienze cinematografiche. Giuseppe Maggio che interpreta Marco, ragazzo solitario in aperto conflitto con il padre, peraltro un convincente Maurizio Mattioli, ha esordito in “Amore 14” (2009); Giulia Elettra Gorietti che incarna la solare e spensierata Giulia, ragazza orfana di padre della quale s’innamorerà perdutamente Marco, ha invece lavorato in “Tre metri sopra il cielo” (2004) e in “Ho voglia di te” (2007); Mauro Meconi, qui nelle vesti del migliore amico di Marco, Andrea, ha partecipato anch’egli ai due film appena citati e Chiara Gensini, che interpreta l’insegnante di ballo Dafne, ha recitato nel film “Decameron Pie” (2007).

Almeno tu nell’universo” narra quindi la storia di due amori, quello di Andrea e Dafne che procede senza particolari sorprese, a parte la continua voglia del giovane di collezionare conquiste sentimentali, che però terminerà quando si renderà conto di voler davvero bene a Dafne, e quello di Marco e Giulia che inizia grazie a uno scambio di telefoni cellulari, diventando sempre più profondo e appassionato, fino a quando verrà messo a dura prova dalle circostanze di un destino crudele, insensibile di fronte alla felicità di due ritrovate anime gemelle.

Il film infatti, nella seconda parte vira decisamente verso la drammaticità, forse tentando di emulare senza però riuscirci, una delle pellicole più strappalacrime e intense della storia del cinema, quella in cui veniva pronunciata una battuta rimasta nella memoria di tutti… “Amare significa non dover mai dire mi dispiace”. Il film è  “Love Story” (1970), con i bravissimi Ryan O’Neal e Ali MacGraw. Comunque sia, il merito di Biglione sta nell’averci provato, e nell’aver descritto con buone intenzioni la disperazione di un giovane uomo, che con tutte le sue forze vuole realizzare i sogni dell’amata prima che sia troppo tardi.

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