Estasi culinarie

Il termine estasi è un modo per rievocare la parola estate e tutto ciò che l’accompagna: la voglia di rilassarsi, ad esempio, magari leggendo un libro che evoca i piaceri della tavola in modo sensuale, riattivando i sensi e producendo l’effetto pavloviano mentre si lasciano scorrere le sue pagine.  

Mi sto riferendo al libro Estasi culinarie di Muriel Barbery, l’autrice nota per il suo secondo romanzo L’elegenza del riccio.

La storia è ambientata nello stesso palazzo in cui ci sarà quella di una portinaia che beve tè e apprezza la letteratura: in questo racconto invece, in rue de Grenelle, un critico gastronomico molto famoso è in punto di morte. Monsieur Arthens, cinico e despota, decide le sorti di molti chef e, nelle sue ultime ore di vita, cerca di recuperare un sapore primordiale che ha provato ma che gli sfugge e che vorrebbe riprovare prima di morire. Inizia così un viaggio intorno ai sapori che ripercorre la sua vita dall’infanzia al successo rievocando piatti poveri, gli odori e i sapori della cucina tradizionale. A questi ricordi del protagonista, fanno da voci di contrasto tutti quei personaggi che hanno incontrato il critico e che ne riportano la ferocia, l’ammirazione, l’amore e l’odio.

Estati culinarie è un libro da assaporare per avvicinarsi alle sensazioni che suscita il piacere del cibo.

“Adoro il cibo e ho sempre trovato appassionante descrivere le sensazioni che suscita in me questo fantastico piacere. Mi esalta renderne conto, spiegare queste emozioni”. (Muriel Barbery, da un’intervista a La Repubblica)

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